A oltre settant'anni da uno dei più sanguinosi massacri della seconda guerra mondiale, la famiglia della vittima e il carnefice si incontrano per siglare la pace.

Era il 7 luglio 1945, due mesi dopo la fine del conflitto, quando i partigiani fecero irruzione nel carcere di Schio, nel Vicentino, e massacrarono 54 persone, tra fascisti e detenuti comuni. Tra le vittime c'era anche il podestà del paese, Giulio Vescovi.

Per anni ex partigiani e familiari delle vittime si sono scontrati nel ricordo di quell'eccidio, avvenuto quando la guerra era già finita.

Oggi la figlia del podestà, Anna Vescovi, e uno dei partigiani, Valentino Bortoloso - condannato all'ergastolo e poi liberato dopo dieci anni - si sono abbracciati con la benedizione della Curia di Vicenza.

Hanno voluto ufficializzare l'evento firmando una vera dichiarazione di pace.

"È giunto il momento", si legge nell'accordo sottoscritto, "di pacificare le tragiche contraddizioni della storia di 70 anni fa".

"Formuliamo entrambi un forte auspicio e una viva preghiera, affinché le brutture del passato non abbiano mai più a ripetersi per il bene della nostra città, ma soprattutto per il bene di tutti noi".
© Riproduzione riservata