«Provo una rabbia che mi fa impazzire quando penso che tra due anni quell'essere immondo sarà fuori dal carcere e potrà ricominciare una vita nuova, mentre mia figlia non c'è più».

A dirlo, intervistato dal Corriere della Sera, è Gennaro Rea, il papà di Melania, uccisa con 35 coltellate il 18 aprile di 14 anni fa dal marito Salvatore Parolisi. Il corpo senza vita della donna originaria di Somma Vesuviana, all'epoca 28enne, fu ritrovato a Ripe di Civitella in provincia di Teramo.

«La cosa che mi manda in bestia, però, è pensare che in 14 anni non sia cambiato nulla e che la morte di mia figlia non sia servita - prosegue -. Tutti i giorni leggo di donne uccise da uomini e penso che succeda perché non c'è certezza della pena, perché chi meriterebbe l'ergastolo esce dal carcere dopo pochi anni magari per buona condotta. Quale buona condotta? Chi ha ucciso in modo atroce una donna come ha fatto Parolisi, colpendola davanti alla loro bimba di pochi mesi, deve stare in galera a vita».

E aggiunge: «Quell'essere sarà presto fuori e potrà ricostruirsi una vita. Quello che ha fatto, alla fine, sarà per lui solo una parentesi. Io invece non ho più una figlia e Vittoria non ha più una madre. E sarà per sempre». Poi attacca: «Non merita nessuna comprensione. Non ha mai scritto una lettera per chiedere perdono, non ha mai chiesto informazioni su sua figlia. Non sa nulla di come è cresciuta, di come è oggi. Che padre è colui che neppure ha la curiosità di sapere come è sua figlia? Qui non troverà mai porte aperte al perdono».

(Unioneonline)

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