"Da quando è successo sono morto pure io insieme a mia figlia. Io a mia figlia ci tenevo, la cercavo. Desirée per me era tutto e io per lei ero tutto".

Questo il grido di dolore lanciato da Gianluca Zuncheddu, padre di Desirée Mariottini, in un'intervista esclusiva ai microfoni di Storie Italiane di Eleonora Daniele su Rai1.

La 16enne, trovata morta in un casolare del quartiere romano di San Lorenzo il 19 ottobre scorso, dove era andata per acquistare droga e dove sarebbe stata violentata e lasciata morire da un gruppo di extracomunitari, è stata salutata oggi da una folla commossa, nel corso di una cerimonia funebre a Cisterna di Latina, dove era nata e cresciuta.

Presente anche il padre, di chiara origine sarda (di Sindia, per la precisione).

"Fino ad oggi - ha raccontato alla trasmissione Rai - non ho mai parlato perché ho un dolore che non ce la faccio nemmeno a parlare. Che idea mi sono fatto? L'hanno portata là: è stata una trappola. Quella sera voleva rimanere a Roma perché si è fidata. Desirée non si fidava di nessuno, non rimaneva in giro, rientrava sempre".

Quanto agli assassini della giovane (quattro le persone finora arrestate), "se me li trovassi di fronte - aggiunge Zuncheddu - gli direi mi avete levato la vita, quella era la vita mia. Ma pure queste persone, queste ragazze che stavano insieme a mia figlia, spero gli facciano qualcosa. Queste persone sono carnefici. Sono diavoli, non sono persone normali".

Ancora: "Desirée non si era mai bucata. Fumava le canne e beveva una birra, una cavolata così. Sempre bella, profumata, pulita, ordinata: era così Desirée. Amava la vita, le piaceva divertirsi con gli amici. Se aveva un giubbotto te lo regalava. Hai capito com'era? Era così Desirée. Era bravissima" ha concluso il padre, in lacrime.

(Unioneonline/l.f.)
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