Il Mostro di Firenze e la “pista sarda”: il corpo di Francesco Vinci sarà riesumato
La famiglia chiede il test del Dna sui resti dell’uomo di Villacidro coinvolto nelle indagini sul “killer delle coppiette” e che poi fu ucciso in circostanze misterioseNuovo colpo di scena nel caso del Mostro di Firenze.
La moglie e i figli di Francesco Vinci, originario di Villacidro e incarcerato nel 1982 come sospettato per i delitti del “killer delle coppiette”, salvo poi essere scagionato e rimesso in libertà, hanno chiesto e ottenuto l'autorizzazione per procedere alla riesumazione del cadavere in modo da effettuare un confronto del Dna.
Lo annuncia il criminologo e investigatore privato Davide Cannella, incaricato dalla moglie di Vinci, Vitalia, di seguire l’iter: «Abbiamo avuto il via libera alla riesumazione e preleveremo i tessuti per fare il confronto col Dna dei familiari. In caso di conferma – continua Cannella - il sospetto che non sia Francesco Vinci cade, altrimenti avremo il cadavere di uno sconosciuto e dovremo sapere se Francesco Vinci, che è nato nel 1943, è ancora vivo e dove si trova».
Vinci, all’epoca dell’inchiesta sul Mostro, fu al centro della cosiddetta “pista sarda”. Era stato infatti amante di Barbara Locci, uccisa con il siciliano Antonio Lo Bianco nel 1968 a Castelletti di Signa, in quello che è stato ipotizzato potesse essere il primo delitto attribuito alla serie del Mostro per via della medesima pistola (una Beretta calibro 22). Vinci fu accusato dal marito della Locci, Stefano Mele, a sua volta già condannato, come l'autore del duplice omicidio del 1968. Avrebbe agito per motivi di gelosia verso la Locci, ma la modalità e il fatto che potesse possedere una pistola di quel tipo alimentò sospetti investigativi su di lui anche per altri quattro successivi assassinii di coppiette.
Dopo l’arresto, come detto, venne però scagionato e scarcerato, in seguito all’omicidio – attribuito anche in questo caso al Mostro – di due ragazzi tedeschi, avvenuto a Giogioli nel 1983, proprio mentre Vinci era in cella.
Dieci anni dopo, nel 1993, un nuovo mistero: Vinci fu ucciso e il suo corpo trovato nelle campagne del Pisano carbonizzato in un’auto, assieme a quello dell'amico e servo pastore Angelo Vargiu.
I familiari però ipotizzano che il cadavere, sepolto in un cimitero vicino a Firenze, non sia il suo e vogliono dunque chiarire una volta per tutte la questione con l'esame del Dna. Cannella, inoltre, non esclude che le nuove analisi sui resti di Vinci – se di Vinci si tratta – possano essere valutate per altre comparazioni nell'ambito delle indagini sul Mostro.
Le circostanze dell’uccisione di Vinci e Vargiu non sono infatti mai state chiarite del tutto e nelle ricostruzioni e sono spesso state inserite nel novero delle “morti violente collaterali” che hanno riguardato persone legate in vario modo agli indagati per i delitti del killer delle coppiette.
(Unioneonline)