Più mascherine e kit protettivi, ma anche più tamponi. A chiederli con forza sono i medici di famiglia lombardi, in prima linea nell'emergenza Covid-19, che hanno perso la pazienza.

A testimoniarlo l'atto di "diffida e messa in mora" sottoscritto da Paola Pedrini, segretario regionale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) Lombardia nei confronti della Ats (Azienda di tutela della salute) di Regione Lombardia nonché del ministero della Salute.

I medici, in particolare, chiedono di "provvedere, entro 72 ore dal ricevimento della presente: all'immediata erogazione a tutti i medici di medicina generale e medici di continuità assistenziale, di kit completi ed in numero adeguato di dispositivi di protezione di qualità idonea a contenere sia il rischio di contrarre il virus che di esporre la popolazione ad involontario contagio".

Nonché a "provvedere, nello stesso tempo, a sottoporre tutti i medici, infermieri e personale di studio e, nel caso di positività, famigliari e conviventi ad adeguato test di valutazione dell'avvenuto contagio. E a concordare con le organizzazioni sindacali rappresentative di categoria le modalità di arruolamento dei professionisti, di organizzazione e di operatività delle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca)".

"Si fa presente - conclude Paola Pedrini - che i medici non opereranno e non potranno proseguire senza idonei dispositivi di protezione e senza protocolli predefiniti".

(Unioneonline/v.l.)
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