Sarà Giorgio D’Incà il tutore di sua figlia Samantha, la 30enne in stato vegetativo da 11 mesi in una residenza sanitaria vicino a Belluno. E quindi, dopo l’udienza di oggi in cui il giudice Umberto Giacomelli gli ha assegnato l’incarico, avrà la possibilità di autorizzare o meno i trattamenti sulla figlia tra i quali l’alimentazione forzata.

Un padre che, insieme alla moglie e all’altro figlio, ha affrontato una lunga e dolorosa battaglia per vedersi riconoscere il diritto di decidere per conto di Samy, come tutti l’hanno sempre chiamata. Per mesi i genitori hanno ricostruito le volontà della giovane, testimoniando davanti ai magistrati e al comitato etico che la figlia aveva espresso in modo inequivocabile il rifiuto a qualsiasi accanimento medico nel caso le fosse successo qualcosa di grave.

Lo aveva fatto in occasione di una vicenda, quella di Eluana Englaro, che ora appare tanto simile alla sua. 

"In questa fase non sono il genitore, ma è come fossi Samantha, e devo agire come avrebbe voluto lei. Sono certo che non avrebbe accettato alcun accanimento", ha detto Giorgio D'Incà dopo l'udienza, tenuta in video conferenza.

La prossima settimana è in programma una riunione anche con sanitari e il comitato etico. Quest'ultimo, spiega D'Incà, avrebbe già considerato "l'alimentazione forzata una forma di accanimento terapeutico". "Ci saranno dei tempi organizzativi, non posso dire quando si attiverà il percorso che andremo a scegliere", aggiunge, riferendosi alla tempistica delle future decisioni. Quello dell'alimentazione forzata è uno snodo importante perché il provvedimento non consente al padre di chiedere lo spegnimento delle macchine ma potrà invece opporsi al proseguimento dei trattamenti vitali, se l'équipe medica stabilisse che idratazione e respirazione artificiale non sono più nell'interesse della paziente. Ovvero non potranno modificare il suo stato vegetativo.

(Unioneonline/s.s.)

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