Un decrescita sempre più lenta, anzi quasi ferma al palo visto i dati degli ultimi giorni. Un indice Rt ancora sotto 1 ma in lieve aumento da tre settimane, una percentuale positivi-tamponi ieri salita al 14%.

Con questi dati cresce l'incognita sulle riaperture del 7 gennaio. data in cui una parte del Paese potrebbe finire in area arancione o rossa. A rischiare di più sono Veneto, Liguria e Calabria, che secondo l'ultimo report dell'Iss hanno superato il valore 1 di Rt e potrebbero essere sottoposte a maggiori restrizioni. Vicinissime a quella soglia ci sono anche Puglia, Basilicata e Lombardia.

Attualmente è previsto che, scaduto il decreto Natale, le Regioni tornino alla fascia di colore assegnata prima del lockdown natalizio (tutte gialle tranne l'Abruzzo arancione) ma l'andamento dei contagi non rende scontata l'ipotesi. Il governo deciderà in base al prossimo monitoraggio dell'Istituto Superiore di Sanità.

LE CRITICITA' - Il report del 30 dicembre indica varie criticità: in particolare, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Piemonte, Provincia autonoma di Trento ed Emilia Romagna hanno una probabilità superiore del 50% di superare la soglia critica di occupazione dei posti letto in area medica in 30 giorni, mentre per Lombardia, Trento e Veneto lo stesso discorso vale per le terapie intensive. A questi dati si aggiunge il caso della Sardegna, che ha una classificazione del rischio non valutabile e quindi alto, a causa dell'incompletezza dei dati forniti. Tuttavia l'Isola, per via dell'indice Rt basso, potrebbe tornare ad essere zona gialla come è sempre stata prima del decreto Natale.

In attesa che il prossimo report sciolga ulteriormente i nodi, è lo stesso presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, a invitare alla cautela spiegando che "una vera valutazione solida dell'andamento durante queste festività la potremo avere solo a metà gennaio". E il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, aggiunge con una punta di ottimismo: "a fronte di numeri che meritano ancora uno sforzo, diamo il messaggio forte che quanto è stato messo in campo sta dando frutti".

I PARAMETRI DI VALUTAZIONE - Potrebbero cambiare. Nelle prossime ore, dopo una richiesta da parte delle Regioni avanzata attraverso un documento, l'Iss potrebbe ufficializzare alcune modifiche che potrebbero influire sui 21 indicatori per stabilire l'assegnazione delle regioni nelle varie fasce. Tra questi un diverso metodo di calcolo dei tamponi antigenici e molecolari effettuati, che potrebbe poi influire sul tasso di positività. Ad essere rivalutate potrebbero essere anche la definizione dei casi e le strategie di esecuzione dei test.

SCUOLA - Riguardo all'altro tema caldo delle scuole, dovrebbero riaprire ovunque con il 50% di presenze massime consentite - almeno fino al 15 gennaio - dopo il lavoro svolto dalle varie prefetture nei tavoli di coordinamento scuola-trasporti. Un annuncio in questo senso è stato fatto da tutti i ministri a vario titolo competenti: Interno, Istruzione e Trasporti.

Gli stadi saranno ancora chiusi, ma c'è qualche spiraglio per la ripresa dello sci nella seconda metà di gennaio, dopo la richiesta delle Regioni di una riapertura degli impianti esclusivamente nelle zone gialle dal 18 del mese.

Resta invariato il ricorso allo smartworking in gran parte delle aziende e in particolare negli uffici statali, dopo la proroga prevista fino al 31 gennaio sulle misure per il lavoro agile nella Pubblica amministrazione. Cominceranno in ordine sparso anche i saldi invernali, nell'arco di tutto il prossimo mese di gennaio e, in determinati casi, potrebbero ancora cambiare in considerazione di eventuali zone rosse.

Il coprifuoco resta fissato alle ore 22; nelle sole zone gialle ristoranti e bar potranno servire ai tavoli fino alle ore 18. Piscine, palestre, cinema e teatri resteranno chiusi per ora, e probabilmente anche dopo il 15 gennaio quando invece potrebbero riaprire mostre e musei con entrate contingentate.

(Unioneonline/L)
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