Liliana Resinovich – la donna scomparsa a Trieste lo scorso dicembre e trovata senza vita il 5 gennaio - è deceduta a causa di una “plastic bag suffocation”.

Ovvero "morte asfittica in spazio confinato (un sacchetto di plastica, ndr), senza importanti legature o emorragie presenti al collo" e “il decesso risalirebbe a 48-60 ore circa prima del rinvenimento del cadavere stesso".

Sono le conclusioni cui sono giunti i consulenti della Procura, Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli, incaricati dai pm di effettuare accertamenti sul corpo della 63enne. 

Il rapporto dei due esperti è stato depositato e dalle risultanze della perizia la Procura di Trieste deciderà come proseguire le indagini. 

Una delle ipotesi è che la donna possa essersi suicidata proprio mettendosi un sacchetto di plastica sul capo, ma i familiari sospettano invece responsabilità di altri

Resinovich, come detto, si era allontanata dalla casa che divideva con il marito Sebastiano Visintin, il 14 dicembre 2021, senza più fare ritorno. 

Il cadavere, avvolto in sacchi di plastica, venne ritrovato nella vegetazione adiacente all’ex ospedale psichiatrico di Trieste. 

Nella perizia dei consulenti, però, si legge che "il cadavere non presenta lesioni traumatiche possibili causa o concausa di morte, con assenza per esempio di solchi e/o emorragie al collo, con assenza di lesioni da difesa, con vesti del tutto integre e normoindossate, senza chiara evidenza di azione di terzi". 

(Unioneonline/l.f.)

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