I genitori di Erika Preti, uccisa a San Teodoro: «Incontriamo il suo assassino a passeggio, è una vergogna»
Dimitri Fricano, condannato a 30 anni per il delitto avvenuto nel 2017 durante una vacanza in Sardegna, da un anno è ai domiciliari perché obeso. Abita vicino alla casa della vittima ed è libero di uscire 3 ore al giornoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Vederlo passeggiare mentre nostra figlia non c’è più è una vergogna, questa non è giustizia».
A parlare è Fabrizio Preti, padre di Erika, la ragazza di 28 anni che l’11 giugno 2017 fu uccisa dal fidanzato Dimitri Fricano con 57 coltellate mentre erano in vacanza a San Teodoro, in Sardegna.
Condannato a 30 anni di carcere Fricano, oggi 37enne, è stato mandato ai domiciliari perché è obeso e fuma molto, quindi ha bisogno delle necessarie cure. Nel novembre dello scorso anno il Tribunale di Sorveglianza ha disposto i domiciliari per ragioni mediche. E lui può uscire liberamente dalle 15 alle 18, abita a due passi dalla casa dei genitori di Erika Preti, che spesso e volentieri lo incontrano.
«Da un anno lo incrociamo per le vie del paese. Anche solo quando è a passeggio con il padre o in posta. - racconta in un'intervista al Corriere della Sera Fabrizio Preti - Non mi sembra quindi che stia così male, è incompatibile soltanto con il carcere, per tutto il resto può vivere la sua vita normalmente. Mentre nostra figlia possiamo vederla solo al cimitero». Tralaltro, prosegue, «non dimagrisce e non guarisce, la sua situazione è la stessa di quando è stato trasferito. Dovrebbe tornare in carcere o in una struttura».
Non sono mancati i momenti di tensione: «Ad agosto – racconta Preti – ho incontrato lui e il padre in centro a Biella, ho perso le staffe e li ho insultati. Mi hanno anche denunciato». Sono esasperati i genitori di Erika: «Abbiamo lottato per avere giustizia e ora ci sentiamo impotenti, sarà un Natale difficile, in ogni momento possiamo trovarci di fronte l’assassino di nostra figlia».
I genitori chiedono che si trasferito almeno in una struttura dove «lo curano davvero, perché se resta libero non dimagrirà mai». In fondo «perché dovrebbe farlo, visto che significherebbe tornare in carcere?».
(Unioneonline/L)