Alessandro Impagnatiello «voleva liberarsi a tutti i costi» di Giulia Tramontano, la compagna 29enne incinta di 7 mesi, e lo ha fatto «accanendosi» sul corpo con un coltello, per poi tentare di bruciare il cadavere per ben due volte. Ma l’uomo si è anche presentato a casa dell’altra ragazza con cui aveva una relazione (e che nei mesi scorsi era rimasta anch’essa incinta, decidendo però di interrompere la gravidanza), ma quest’ultima - per fortuna – non ha aperto la porta.

«Sono stato io, l'ho accoltellata due o tre volte», ha confessato il 30enne, barman in un albergo di lusso a Milano, già padre di un bimbo da un'altra relazione, dopo l’arresto, avvenuto a Senago, nell’hinterland del capoluogo lombardo, dove viveva con la vittima. 

Ed era stato proprio lui, domenica, a denunciare la scomparsa della Tramontano, agente immobiliare di origini campane.

Dopo essere crollato, davanti ai carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Rho e alle magistrate Letizia Mannella e Alessia Menegazzo, il 30enne ha fatto ritrovare il corpo: l'aveva buttato in un’intercapedine, all’interno di un’area box per auto non lontana dalla sua abitazione.

Proprio le magistrate, nella conferenza stampa per fare il punto sulla vicenda, hanno consigliato alle donne al centro di relazioni "difficili” oppure bersaglio di minacce: «Quando vi chiedono un “ultimo incontro” non andate».

Come ricostruito nelle indagini, anche grazie alla testimonianza dell'altra donna, una giovane inglese, verso le 17 di sabato lei e Giulia si erano incontrate per la prima volta in un bar. Da settimane entrambe avevano sospetti su una vita parallela di Impagnatiello.

La 23enne inglese ha raccontato che, quando nel pomeriggio di sabato c'è stato quell'incontro chiarificatore, c'è stata una forma di «solidarietà», perché si sono confrontate sui «maltrattamenti» e sulle «bugie», che il 30enne avrebbe raccontato ad entrambe. Tanto che la 23enne aveva detto a Giulia: «Se hai problemi quando torni a casa, vieni a stare da me».

Lei, invece, è tornata a Senago, dove Impagnatiello l’ha uccisa, colpendola con un coltello da cucina. E quando la ragazza inglese aveva scritto a Giulia, ormai uccisa, un messaggio per sapere come stava, l’uomo ha preso il telefono della compagna e le ha risposto, fingendo di essere la vittima: «Ti ho mentito, lasciami in pace». L’ennesima bugia.

Dopo l’arresto, i pm hanno chiesto che Impagnatiello resti in carcere per omicidio volontario aggravato anche dalla premeditazione, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza forzata. 

(Unioneonline/l.f.)

© Riproduzione riservata