Si continua a scavare - a mani nude, con cani molecolari, sonde e droni - sotto le macerie per trovare i dispersi sepolti tra i resti delle palazzine crollate a Ravanusa, in provincia di Agrigento, sventrate dalla deflagrazione generata da una fuga di gas dalla conduttura cittadina.

Sono quattro gli edifici distrutti: il bilancio delle vittime per ora parla di tre morti - due donne e un uomo -, sei dispersi e due sole superstiti. I familiari a turno attendono notizie davanti al cratere lasciato dalla deflagrazione. Gli sfollati nel quartiere sono un centinaio, il sindaco di Ravanusa li ha sistemati in alberghi di paesi vicini.

VITTIME E DISPERSI – Ieri sera, intorno alle 20.30, si è sentito il primo boato, sono divampate le fiamme e in pochi minuti un intero isolato è stato spazzato via: "E' stato come se un aereo si fosse schiantato sopra la nostra casa", ha raccontato un testimone che si trovava in una delle abitazioni contigue alla prima palazzina crollata.

La deflagrazione ha sbriciolato un edificio di 4 piani e una casa attigua abitate da quattro fratelli e dalle rispettive famiglie.

(Ansa - Guidelli)
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Al primo piano dell'edificio venuto giù viveva Rosa Carmina, trovata viva tra le macerie. Al secondo c'era la cognata: Giuseppa Montana, anche lei sopravvissuta. Al terzo erano in quattro: Angelo Carmina che risulta disperso, la moglie Enza Zagarrio che è morta, la nuora, Selene Pagliarello incinta di nove mesi, e il marito Giuseppe Carmina figlio della coppia. Entrambi sono dispersi. Al quarto piano c'erano Calogero Carmina, la moglie Gioacchina Minacori, e il figlio Giuseppe. Minacori è morta i due Carmina sono dispersi. Nell'altra casa distrutta abitavano Pietro Carmina, che è morto, e Carmela Scibetta, che è dispersa. 

(Ansa - Guidelli)
(Ansa - Guidelli)
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L’INCHIESTA – I magistrati della Procura di Agrigento, che hanno fatto un sopralluogo in mattinata nell'area dell'incidente - 10mila metri quadrati posti sotto sequestro - hanno aperto un fascicolo a carico di ignoti per omicidio colposo e disastro colposo e hanno incaricato un consulente dei primi accertamenti. La prima ipotesi è che il gas fuoriuscito da una tubatura cittadina forse a seguito di uno smottamento determinato da una frana o dal maltempo, si sia incanalato nel sottosuolo creando un'enorme sacca di metano che al primo innesco, forse l'avvio di un ascensore, si è trasformata in una micidiale bomba. La portata della deflagrazione fa escludere che la fuga di gas sia avvenuta in un appartamento.

L'Italgas, che ieri ha bloccato l'erogazione del metano a monte e valle del quartiere devastato dall'esplosione, per evitare ulteriori fughe di gas, intanto ha fatto sapere di aver controllato le condutture appena dieci giorni fa e di non aver riscontrato alcuna anomalia. E nessuna anomalia sarebbe stata segnalata dai cittadini secondo i carabinieri.

(Unioneonline/D)

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