Il vaccino basato sul virus inattivato contro il West Nile esiste già per i cavalli ed uno per uso umano è stato sperimentato otto anni fa. A mancare, fino ad oggi, è stata la volontà delle industrie farmaceutiche di svilupparlo. È quanto spiega in un’intervista ripresa dalle agenzie di stampa Giorgio Palù, presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e professore di Virologia all'Università di Padova.

Per Palù - che nel 2014 insieme ad un gruppo di ricercatori sperimentò il vaccino basato sulla proteina di superficie E, che riconosce il ricettore cellulare (DC-SIGN, integrina) dimostrandosi utile sui macachi - diversi fattori hanno disincentivato gli investimenti sulla sua produzione.

"L'assenza di attenzione da parte dell'industria farmaceutica - sottolinea - è stata dovuta alla scarsa patogenicità nonché alla letalità bassissima del virus e alla sua incidenza variabile, legata alla stagionalità". "Inoltre il fatto che il West Nile non sia un virus pandemico - aggiunge - è un dato che scoraggia lo sviluppo di un vaccino". Questo perché "nell'80% dei casi la persona contagiata è asintomatica, nel 20% sviluppa una sindrome simil influenzale e nell'1% può portare ad una sindrome meningo-encefalitica. "Circa 1 caso su 10 di questa minima porzione - conclude - può portare a gravi conseguenze". 

(Unioneonline/v.l.)

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