Il Dna di “ignoto 3” ritrovato sul tampone orofaringeo effettuato per gli esami nella bocca di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco nell’estate 2007, sarà comparato con almeno 30 persone. 

È l’ultima indiscrezione dalla nuova inchiesta sull’omicidio di Garlasco

I prelievi per la comparazione dovrebbero essere fatti a tutti quelli che sono entrati in contatto col cadavere, compreso chi si occupò di riesumare il corpo di Chiara per prendere le impronte dattiloscopiche.

Le analisi che saranno disposte dalla Procura mirano anche a verificare se il Dna maschile individuato nel cavo orofaringeo della giovane sia stato o meno oggetto di una contaminazione. 

Il profilo maschile senza identità individuato dalle analisi, consolidate, sulle striscioline di una garza di stoffa, usata per prelevare materiale dal palato, dalla lingua e dalle pareti del cavo orale della giovane, non ha ancora le sembianze di una “prova” per affermare con certezza che 18 anni fa ad uccidere sia stata più di una persona.

Su questa traccia genetica maschile ci sono infatti interpretazioni ben diverse da parte dei consulenti.

Per alcuni il profilo è «netto, completo, robusto e con 22 marcatori» e non ha identità, per altri, tra cui Luciano Garofano, l'allora comandante dei Ris nominato dalla difesa di Sempio, sarebbe un mix tra quello di Gabriele Ferrari (assistente di Dario Ballardini, il medico legale che nel 2007 effettuò l'autopsia)  e di un’altra persona sconosciuta in quantità minime.

«La spiegazione più logica, e non di parte – sostiene l'ex generale dell'Arma - è che sia una contaminazione che è avvenuta prima del prelievo, maneggiando quella garza» che sarebbe stata utilizzata per raccogliere materiale dalla bocca di Chiara per poi confrontarlo con le tracce ematiche sulla scena del crimine. Una "contaminazione" che, a suo dire, boccia la tesi di un secondo uomo: «Andranno di certo alla ricerca di un fantasma».

(Unioneonline)

© Riproduzione riservata