L'amministratore delegato di Eni Claudio De Scalzi è stato assolto dal Tribunale di Milano nel processo per corruzione internazionale sull'acquisizione dei diritti di esplorazione del blocco petrolifero Opl245 in Nigeria. Assolto anche il suo predecessore Paolo Scaroni, attuale presidente del Milan.

Tutti i 15 imputati e le due società coinvolte (Eni e Shell) sono stati assolti.

"Finalmente a Claudio Descalzi è stata restituita la sua reputazione professionale e a Eni il suo ruolo di grande azienda": è il commento dell'avvocato Paola Severino, difensore dell'ad della compagnia petrolifera.

"Speriamo di aver finito questo calvario, perché Paolo Scaroni è sotto processo da 12 anni ed è stato assolto in tutti i gradi di giudizio per l'Algeria e sempre con formula piena. Sarà molto lieto anche lui", ha detto il legale di Scaroni Enrico de Castiglione.

La Procura prima dell'estate scorsa aveva chiesto condanne per tutti, tra cui 8 anni di carcere per l'ad di Eni, Claudio Descalzi, e per il suo predecessore Scaroni, 10 anni per l'ex ministro del petrolio nigeriano, Dan Etete, 7 anni e 4 mesi per Roberto Casula, manager per la compagnia petrolifera italiana nell'area dell'Africa sub-sahariana, e la confisca di 1 miliardo 92 milioni e 400 mila dollari sia nei confronti di Eni che di Shell.

Le richieste di pena sono state definite da Eni "prive di qualsiasi fondamento", e "in assenza di qualsivoglia prova o richiamo concreto ai contenuti della istruttoria dibattimentale".

L'avvocato De Castiglione nel suo intervento di stamane ha ribadito che "Eni e Shell non hanno fornito alcuna provvista né alcuna tangente, ma hanno pagato per ottenere una licenza. Non vi è stata alcuna discussione con pubblici ufficiali, ma solo una discussione tecnico-economica sul prezzo del bene".

Il processo è iniziato nel 2018 e aveva al centro, questa l'ipotesi dei pm De Pasquale e Spadaro, una presunta maxi tangente da oltre un miliardo che sarebbe stata versata da Eni e Shell per ottenere la licenza sui diritti di esplorazione del giacimento nigeriano.

Tesi smontata dalla Procura, che ha assolto gli imputati con formula piena perché "il fatto non sussiste".

(Unioneonline/L)
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