Assolti dall'accusa di violenza sessuale di gruppo perché «non potevano avere la percezione del no di quella ragazza», il tutto unito ad «una concezione assai distorta del sesso» che li ha condotti in errore.

Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza emessa lo scorso marzo dal gup del tribunale di Firenze con cui due giovani, 19enni all’epoca dei fatti, sono stati assolti dall’accusa di violenza nei confronti di una ragazza 18enne durante una festa in una casa.

Il gup che li ha processati in rito abbreviato li ha ritenuti non punibili «per errore sul fatto che costituisce il reato». Nell'episodio era coinvolto anche un minorenne, che è stato sottoposto a un procedimento parallelo, ottenendo la messa alla prova.

I due imputati, appena maggiorenni, avrebbero agito «condizionati da un'inammissibile concezione pornografica delle loro relazioni con il genere femminile - scrive il giudice nella sentenza -, forse derivante da un deficit educativo e comunque frutto di una concezione assai distorta del sesso».

Essi «hanno quindi errato nel ritenere sussistente il consenso» della ragazza che, secondo quanto emerso nel processo, in passato aveva già avuto rapporti con uno dei ragazzi, anche in presenza di altre persone. Una circostanza che avrebbe portato i due giovani a dare per scontato il consenso della ragazza, in un momento in cui lei, ubriaca, non era in condizione di manifestare la propria volontà. Alla giovane, infatti, secondo quanto emerso, erano stati offerti liquori, presenti nella casa, ed erano stati passati degli spinelli.

«Ciò hanno fatto colposamente, ponendo in essere una condotta certamente incauta, ma non con la piena consapevolezza della mancanza di consenso della ragazza o della sua preponderante alterazione psicofisica».

«L'errata percezione» degli imputati, si legge ancora, «se non cancella l'esistenza oggettiva di una condotta di violenza sessuale, impedisce di ritenere penalmente rilevante la loro condotta».

L'assoluzione con formula piena non ha mancato di suscitare polemiche. Per la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra Luana Zanella, segretaria della commissione parlamentare sul femminicidio, «senza consenso è sempre violenza». «Una sentenza – attacca – molto inquietante perché demolisce un concetto fondamentale stabilito anche dalla Convenzione di Istanbul: quando non c'è il consenso della donna l' atto sessuale è sempre uno stupro. Diversamente si rischia una pericolosa deriva». E anche per la senatrice dem Cecilia D'Elia, vicepresidente della Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio, «la (in)cultura dei ragazzi non può mai diventare una scusante. Ancora una volta si finisce per banalizzare quello che è successo». 

(Unioneonline/L)

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