"Quel che si deve fare è cercare la pace, far in modo che i due smettano di sparare e comincino a parlare".

Il premier Mario Draghi lo ha scandito in un discorso tenuto davanti a una platea di bambini, nella scuola Dante Alighieri di Sommacampagna, in provincia di Verona. 

Il presidente del Consiglio ha parlato ai piccoli anzitutto della guerra in Ucraina: "A Putin ho detto ‘la chiamo per parlare di pace', e lui mi ha detto 'non è il momento'. 'La chiamo perché vorrei un cessate il fuoco', 'non è il momento'. 'Forse i problemi li potete risolvere voi due, perché non vi parlate?', 'Non è il momento'. Ho avuto più fortuna a Washington parlando con il presidente Biden; solo da lui Putin vuol sentire una parola e gli ho detto di telefonare. Il suggerimento ha avuto più fortuna perché i loro ministri si sono sentiti".

"Chi attacca ha sempre torto – ha aggiunto -. C'è differenza tra chi è attaccato e chi attacca, bisogna tenerlo in mente. Come quando uno per strada è grosso grosso e dà uno schiaffone a uno piccolo". "Quello che è successo è che il piccolino adesso è più grande e si 'ripara' dagli schiaffi, prima di tutto perché è stato aiutato dagli amici, ma anche perché combatte e si difende per un motivo, la libertà". “Dobbiamo pensare ai cittadini russi – ha detto ancora – e pensare a loro come cittadini del mondo, dobbiamo considerarli come noi. Perché loro non sono i nemici, e questo è cercare di parlare di pace".

LA PANDEMIA – Parlando poi della pandemia di Covid ha detto di sperare “che l'anno prossimo non ci sia più bisogno di mascherine e che la pandemia non ritorni”.

"So quanto avete sofferto perché alla vostra età la cosa più importante è stare insieme – ha sottolineato -. Gli insegnanti vi aiutano ad avere consapevolezza, assieme ai genitori, ma anche i vostri amici. Stare insieme aiuta a capire chi siete, con amore, con bontà, con allegria. Vi dovete divertire".

GLI “IDOLI” DEL PREMIER – Infine un messaggio più personale: "In classe mi hanno chiesto qual è il mio idolo. Io sempre più spesso penso se devo qualcosa a qualcuno, e mi vengono in mentre tre gruppi: i genitori, gli insegnanti e mia moglie".

"I miei genitori - ha spiegato Draghi, ricordando il padre che ha perso quando aveva 15 anni e la madre quando ne aveva 19 - mi hanno aiutato non tanto dal lato materiale ma dal punto di vista spirituale, psicologico, formativo. L'amore per il lavoro, parte della nostra esistenza, il rispetto delle regole, ma anche una coscienza, sapere chi sei, cos'è che combini, vengono dai miei genitori. Poi ho avuto degli insegnanti straordinari a scuola, all'università e anche dopo negli studi successivi in America e Italia. Quanti bravi insegnanti ci siano la gente lo ignora, ma sono tanti e bravissimi e li avete davanti, sono quelle persone che non solo si sacrificano; si divertono a stare con voi e vi danno i primi messaggi della vita, vi aiutano a trovare la consapevolezza di voi stessi. E gran parte lo fa col sorriso". Infine, "la terza persona più importante degli ultimi 40-50 anni è mia moglie. Ogni tanto mi viene in mente la quantità di fesserie che avrei fatto senza di lei. La capacità di capire il momento psicologico che passavo, e la famiglia che si è formata. E' una storia bella che si regge su di lei".

(Unioneonline/D)

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