Dipendente in malattia va a giocare a calcio: licenziato e poi reintegrato dal Tribunale
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Un dipendente dell'Eav (Ente autonomo Volturno) è stato reintegrato al lavoro dopo essere stato licenziato perché era andato a giocare a calcio durante il permesso malattia.
Il Tribunale di Napoli ha ritenuto che la scorrettezza del lavoratore non fosse sufficiente per il licenziamento, e ha condannato l'azienda a pagare le spese legali e risarcire il dipendente con un anno di stipendio arretrato.
A riportare la vicenda il quotidiano Il Mattino.
Il lavoratore aveva dichiarato di essere affetto da cefalea, ma se ne andava tranquillamente nei supermercati e si dedicava all'attività sportiva. Così - siamo nell'ottobre 2017 - l'azienda ha deciso di licenziarlo in tronco per violazione degli "obblighi di correttezza, lealtà e diligenza in forza del rapporto di lavoro".
Il reintegro disposto dal Tribunale fa riferimento a una norma dell'epoca fascista. Il regio decreto 148 del 1931, in cui si parla di "simulazione di malattia": comportamento che viene definito sleale, ma comporta solo la sospensione e non il licenziamento del lavoratore.
"Il lavoratore aveva comunicato di essere in malattia per i giorni 27 e 28 ottobre 2017", si legge nella denuncia dell'azienda. "Ciononostante il giorno 27 lasciava l'abitazione per due volte, presumibilmente per andare a fare spese. Il giorno 28 ottobre, invece, alle 13.30 usciva di casa con un borsone da calcio e alle ore 15 partecipava alla partita di calcio della quarta giornata del girone A del torneo di Prima Categoria della Regione Campania".
(Unioneonline/L)