«Non mi interessava il risarcimento ma che fosse accertata la responsabilità di chi ha messo in atto quelle decisioni».

Così un migrante eritreo a bordo della Diciotti, assistito dall’avvocato Alessandro Ferrara, commenta le decisione della Cassazione sul risarcimento che il governo deve ai migranti ingiustamente trattenuti a bordo dell’imbarcazione della Guardia Costiera tra il 16 e il 25 agosto 2018, quando l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini impedì per diversi giorni lo sbarco.

«È stata una ingiustizia – continua l’uomo, che attualmente risiede nel Regno Unito – ci hanno privato della libertà e di potere chiedere asilo senza che avessimo compiuto alcun reato». I migranti a bordo dell’imbarcazione erano in gran parte proprio eritrei.

«Sono soddisfatto ma amareggiato, perché studiare in questo paese è inutile, regna l'ignoranza. La Cassazione si è limitata a ribadire principi consolidati», commenta invece l'avvocato Alessandro Ferrara.

«I supremi giudici hanno, ancora una volta - osserva il legale - sancito che un atto politico che lede i diritti fondamentali dell'uomo per definizione non può essere definito tale. Porto l'esempio del mio assistito: se per dieci giorni io sono privato della libertà personale, non potendo scendere dalla nave, subisco un danno ingiusto i cui autori possono e devono essere condannati al risarcimento. In questo non c'è nulla di politico perché i diritti umani fondamentali sono tutelati a prescindere dalla cittadinanza, al colore della pelle e all'estrazione sociale».

Il legale spiega inoltre che la decisione della Cassazione «non comporta un risarcimento ma è un mero rinvio alla Corte d'Appello di Roma in composizione diversa. Al momento ci sono due strade: o il giudizio viene  rimesso all'attenzione del giudice di appello che dovrà decidere in base ai principi enunciati dalla Cassazione oppure, trascorsi tre mesi dalla pubblicazione, se la parte interessata non ripropone il giudizio la causa finisce senza alcuna condanna».

(Unioneonline/L)

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