La reazione più dura è quella della Lega, ma è l’intera maggioranza a insorgere contro la sentenza della Cassazione che condanna il governo a risarcire i migranti a bordo della nave Diciotti, cui l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini impedì lo sbarco dal 16 al 25 gennaio 2018.

«Assurdo. Paghino questi giudici di tasca loro, se amano tanto i clandestini», si legge sui profili social della Lega. Parla di «decisione sbalorditiva, a spese dei cittadini», il numero 2 del Carroccio Andrea Crippa. «I giudici se ne facciano una ragione: Salvini non ha commesso reati. Paghino i giudici di sinistra, non tutti gli italiani».

Parla di principio risarcitorio «assai opinabile» la premier Giorgia Meloni. «In sostanza - spiega - per effetto di questa decisione, il Governo dovrà risarcire, con i soldi dei cittadini italiani onesti che pagano le tasse, persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente, ovvero violando la legge dello Stato italiano. Non credo siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni, e confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante». «Scelte folli che offendono tutti i cittadini», si legge invece sui profili social di Fratelli d’Italia.

Anche Antonio Tajani non nasconde le sue perplessità: «Credo che il dovere del governo è di difendere i confini nazionali, ma se tutti gli immigrati irregolari chiedessero un risarcimento così facciamo fallire le casse dello Stato. È una sentenza che non condivido, non ne condivido le basi giuridiche».

«Noi – ha aggiunto il vicepremier e leader FI – siamo impegnati nella lotta contro l'immigrazione clandestina e siamo favorevoli a quella regolare. Se ogni migrante clandestino che non entra in Italia fa una causa al governo italiano e il governo italiano deve pagarlo, faremmo saltare i conti pubblici, perché tutti cercheranno di venire in Italia per speculare da questo punto di vista. Ovviamente le sentenze si rispettano ma io non la condivido nelle basi giuridiche e nei contenuti».

(Unioneonline/L)

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