«La situazione è semplice nella sua drammaticità: non ci sono arrivate indicazioni di emergenza da Frontex».

Lo ha detto la premier Giorgia Meloni sul naufragio di migranti sulle coste calabresi: «La rotta non è coperta dalle organizzazioni non governative e nulla dunque ha a che fare con le politiche del governo. Nonostante noi lavoriamo per fermare i flussi illegali, abbiamo continuato a salvare tutte le persone. Questa è la storia. Io davvero non credo ci siano materie su cui esagerare così per colpire ciò che si considera un proprio avversario».

Intanto i vigili del fuoco questa mattina hanno trovato il corpo di un bambino che faceva parte del gruppo di migranti. Non aveva più di tre anni.

Il corpo si trovava in mare a pochi metri dalla spiaggia e non, come emerso in un primo momento, in riva.

Nelle ore successive è stato rinvenuto anche il corpo di un ragazzino di 13 anni.

Sono dunque 16 i minori vittime del naufragio, mentre il numero totale dei morti sale a 70.

La Procura di Crotone si chiede se Guardia Costiera e Guardia di Finanza abbiano fatto tutto il possibile. Perché è stata attivata una procedura di polizia di frontiera e non è stato chiamato l'evento Sar di ricerca e soccorso? Ed eventuali mancanze sono penalmente rilevanti?

«Guardia Costiera codardamente coinvolta in una squallida battaglia politica», tuona Matteo Salvini, dal cui ministero dipende il corpo. «Nessuno tocchi la guardia costiera: le regole di ingaggio le determina l'Europa e sono uguali per tutti i salvataggi», gli fa eco il viceministro allo stesso dicastero Edoardo Rixi.

Nel mirino finiscono i «filtri politici posti prima dei soccorsi» che, spiega l’ammiraglio Vittorio Alessandro, «hanno cambiato il sistema dei salvataggi, attribuendo un ruolo più penetrante al Viminale». Trasformazioni «sicuramente introdotte con i decreti Salvini (durante il Conte I, ndr), ma già all’epoca del ministro Minniti si è aperto un fronte su questo nuovo andamento delle cose».

Chiara Cardoletti, rapprensentante Unhcr per l’Italia, sottolinea che il mezzo «ha attraversato tre Paesi prima di arrivare in Italia, bisogna chiedersi come mai nessuno è intervenuto prima».

Al vaglio della magistratura sono finite tutte le comunicazioni tra Gdf e Guardia Costiera. Il procuratore Giuseppe Capoccia forse già lunedì, insieme al pm Pasquale Festa, firmerà la delega ai carabinieri per acquisire le carte e dare sostanza al secondo filone di indagine. Quello per chiarire se ci sono state lacune nei soccorsi e se sono penalmente rilevanti.

L’altro fronte delle indagini riguarda gli scafisti: i pm hanno deciso di sentire i superstiti per ricostruire lo schianto e l'attività degli stessi scafisti. Nelle prossime ore, il pm Pasquale Festa, titolare del fascicolo avanzerà la richiesta di incidente probatorio al gip del Tribunale di Crotone, Michele Ciociola. L'obiettivo dell'Ufficio guidato dal procuratore Giuseppe Capoccia è quello di cristallizzare le prove dei racconti dei sopravvissuti.

(Unioneonline/L-D)

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