Si è aperta stamani, per poi essere rinviata, l'udienza alla Corte d'Assise di Vicenza che vede come imputati Luigi Gianello e Martina Binotto, i due genitori accusati di omicidio con dolo eventuale dalla procura berica per aver ritardato le cure per la malattia oncologica del figlio adolescente, poi deceduto all'ospedale San Bortolo.

I due si affidarono inizialmente a un medico di Padova seguace del cosiddetto "metodo Hamer", medico tedesco che inventò una "terapia alternativa" per la cura del cancro, basata su non dimostrati "conflitti psicologici". Furono così sospese le terapie oncologiche.

L'udienza è stata rinviata a gennaio dopo che la Corte ha accolto l'eccezione della difesa su una notifica sbagliata in udienza preliminare a carico della madre. Ci sarà quindi una nuova udienza in sede preliminare davanti al Gup solo per la donna, per poi riunire la sua posizione con quella del marito. 

Il caso risale al 2024, dopo la morte di Francesco all'ospedale San Bortolo di Vicenza. Già una segnalazione era arrivata ai servizi sociali del comune quando però le condizioni dell'adolescente erano già critiche. La coppia di genitori, dopo aver scoperto la malattia oncologica del figlio 14enne - un osteosarcoma al femore - dopo aver percorso le strade classiche suggerite dai medici che li hanno seguiti, si sarebbero rivolti ad un medico padovano che segue la pseudo-terapia di Hamer. Il giovane alla fine però peggiorò e dopo varie visite anche in diversi ospedali, tra qui quello di Perugia, arrivò a Vicenza dove poi è morto all'inizio dello scorso anno. La procura vicentina, con il pubblico ministero Paolo Fietta, nel frattempo aveva già raccolto un dossier sul caso e avviato l'indagine.

«Non abbiamo mai agito con l'intenzione di fare un danno a nostro figlio. Il dolore e le sofferenze patite, da noi e dal fratello Filippo, che per 10 mesi è stato privato di sua mamma, sono intrasmissibili». Così Luigi Gianello in un'intervista al Corriere della Sera. Dopo aver ripercorso l'odissea del figlio, cui venne diagnosticato il tumore nel dicembre 2022 all'istituto Rizzoli di Bologna, l'uomo ricorda di essere stato dissuaso dall'effettuare una biopsia dal medico padovano. Secondo lui il figlio stava «vivendo una situazione che non riesce a sopportare. E noi pensiamo al fatto che era finito fuori squadra a calcio, allo scontro con un insegnante, a me che sono esigente sulla scuola. Attribuiva anche a me la colpa». Invece a Bologna «non abbiamo avuto l'aiuto psicologico di cui avevamo bisogno».

Dopo un trattamento con argilla e antinfiammatori è seguita una sorta di "rinforzo fisico" in un centro in Toscana, ma la situazione precipita e dopo una tardiva chemioterapia Francesco muore. Il messaggio del padre è: «Andate negli ospedali. Potete anche seguire Hamer, ma negli ospedali. Non affidatevi esclusivamente a lui». La madre invece invita a «stare alla larga da Hamer. E se vuoi fare qualcosa, non farlo per i tuoi figli, fallo per te stesso, non per altri. Non puoi dare consigli di questo genere, assolutamente no». 

(Unioneonline)

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