Donato Bilancia, serial killer (forse il più spietato della storia italiana) condannato a 13 ergastoli per diciassette omicidi e 16 anni per un tentato omicidio, è morto per Covid al carcere Due Palazzi di Padova.

I delitti attribuiti a BIlancia, nato a Potenza nel 1951, sono avvenuti tra il 1997 e il 1998 tra la Liguria e il Piemonte.

Bilancia sconta i primi anni di prigione al carcere di Marassi a Genova, per poi essere trasferito a Padova negli ultimi anni. Era soprannominato "il mostro dei treni" o "il serial killer delle prostitute".

Viene arrestato nel 1988, dopo pochi giorni confessa tutti gli omicidi.

Una carriera criminale iniziata con piccoli furti e rapine, costellata dal vizio del gioco d'azzardo da un'assidua frequentazione delle bische.

Infatti le prime vittime di Bilancia sono biscazzieri, giorgio Centanaro, soffocato, e Maurizio Parenti, ucciso insieme alla moglie.

Seguono omicidi a scopo di rapina (i coniugi Bruno Solari e Maria Luigia Pitto, titolari di un'oreficeria, e i cambiavalute Luciano Marro e Enzo Gorni). Poi è la volta di un metronotte, Giangiorgio Canu, per rivalsa contro le forze dell'ordine.

Quindi una lunga serie di prostitute. Una vera e propria mattanza a cui scampò una transessuale, decisiva poi per la cattura perché fornì un identikier e la descrizione della Mercedes nera.

Una continua escalation. Poi Bilancia, quasi avesse preso gusto ad uccidere, inizia a scegliere le sue vittime sui treni. In maniera casuale e agendo in maniera particolarmente feroce.

Viene tradito da un vizio. Non paga mai il pedaggio in autostrada, quella Mercedes nera viene più volte segnalata e i carabinieri scoprono la corrispondenza tra l'identikit del proprietario e quello fatto dalla transessuale Lorenza.

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata