La presidenza del Consiglio ha deciso di costituirsi parte civile nel processo sull'omicidio di Giulio Regeni.  Lo fa sapere Palazzo Chigi con un tweet alla vigilia della prima udienza del procedimento a carico di quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell’assassinio del ricercatore friulano, avvenuto nel 2016.

Quella di domani sarà una prima udienza tecnica. In primo luogo bisognerà stabilire la presenza a processo dei quattro della National Security: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. I giudici dovranno valutare se la sottrazione degli imputati dal procedimento è stata volontaria.

La Procura di Roma ribadirà che la pubblicità, mediatica e non solo, data all'indagine e al processo è tale da renderlo "fatto notorio". Una posizione condivisa dal gup che nel mandare a giudizio i quattro ha giudicato "volontaria" la decisione di non essere presenti in aula. Se anche la corte d'Assise farà sua questa impostazione il processo potrà proseguire con gli imputati giudicati in contumacia, altrimenti i giudici potrebbero chiedere una sospensione del procedimento. I quattro sono accusati a vario titolo di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.

I genitori del ricercatore trovato morto nel febbraio del 2016, anche loro costituitisi parte civile, hanno chiesto di ascoltare come testimoni gli ultimi presidenti del Consiglio: Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte e Mario Draghi. La parte civile cita anche i ministri degli Esteri e i sottosegretari che, negli anni, hanno avuto la delega ai servizi segreti.

LE INDAGINI – In totale sono otto i testimoni sentiti dalla Procura che in questi mesi hanno fornito elementi fondamentali per ricostruire quanto avvenuto tra il gennaio e il febbraio del 2016 al Cairo e che accusano i quattro imputati. Da tre testi, in particolare, sono arrivate conferme sul fatto che i servizi segreti cairoti avevano organizzato depistaggi a poche ore dalla morte di Regeni, di cui erano a conoscenza il 2 febbraio, 24 ore prima del ritrovamento "ufficiale" del corpo. Il loro piano era inscenare una rapina finita nel sangue.

L'indagine dei pm di Roma non ha avuto alcuna collaborazione da parte delle autorità egiziane. E oggi il presidente egiziano Al Sisi, parlando al vertice dei Paesi del gruppo di Visegrad a Budapest, in tema di diritti civili ha affermato: "Avete a che fare con uno Stato che rispetta se stesso e rispetta pienamente la sua gente. In Egitto c'è un potere che non si sottomette a nessun diktat".

(Unioneonline/D)

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