Tutti condannati i carabinieri dei depistaggi. E’ solo una sentenza di primo grado, ma è soprattutto un ulteriore tassello di verità a 13 anni dalla tragica vicenda di Stefano Cucchi, morto il 22 ottobre del 2009 nel reparto protetto dell’ospedale Pertini di Roma in seguito al pestaggio di due militari dell’Arma che appena due giorni fa si sono consegnati dopo la sentenza definitiva della Cassazione che li ha condannati entrambi a 12 anni di carcere.

Il giudice monocratico oggi ha condannato otto militari, tra cui anche ufficiali, che negli anni hanno messo in atto una “sistematica attività di depistaggio” per intralciare le indagini e rallentare l’accertamento di quel che avvenne nella caserma dopo il fermo di Cucchi.

Cinque anni al generale Alessandro Casarsa, un anno e tre mesi al colonnello Lorenzo Sabatino, 4 anni a Francesco Cavallo e Luciano Soligo, un anno e 9 mesi a Tiziano Testarmata e Massimiliano Colombo Labriola, due anni e mezzo a Luca De Cianni, un anno e tre mesi a Massimiliano Colombo.

Agli imputati si contestano a vario titolo i reati di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia.

I COMMENTI – Commossa Ilaria Cucchi, presente in aula: “Sono sotto choc, non credevo sarebbe mai arrivato questo giorno. Anni e anni della nostra vita sono stati distrutti, ma oggi ci siamo. E le persone che ne sono state la causa, i responsabili, sono stati condannati”.

L’avvocato Fabio Anselmo sostiene che “è stato confermato che l’anima nera del caso Cucchi è il generale Casarsa. Il dato di verità è che tutto quello che hanno scritto su Stefano, che era tossicodipente, anoressico, sieropositivo è falso. È il momento che si prenda le proprie responsabilità chiunque vada contro questa sentenza e quella pronunciata dalla Cassazione lunedì”.

Solidarietà a Cucchi anche dall’Arma, che si dissocia dalle condotte dei suoi uomini: “La sentenza odierna riacuisce il profondo dolore dell'Arma per la perdita di una giovane vita. Ai familiari rinnoviamo - ancora una volta - tutta la nostra vicinanza. La sentenza, seppur di primo grado, accerta condotte lontane dai valori e dai principi dell'Arma”, sottolinea il Comando generale, ribadendo il “fermo e assoluto impegno” ad agire sempre “con rigore e trasparenza”.

No comment invece dalla difesa del generale Casarsa: “Aspettiamo di leggere le motivazioni”.

(Unioneonline/L)

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