Il tribunale di Roma ha condannato a otto mesi il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro. Nei suoi confronti l'accusa era di rivelazione di segreto d'ufficio in relazione alla vicenda dell'anarchico Alfredo Cospito. 

«Spero ci sia un giudice a Berlino ma non mi dimetto», ha commentato Delmastro dopo la sentenza, che ha definito «politica». Il riferimento alla capitale tedesca chiama in causa un’opera di Bertold Brecht, dove un mugnaio spera di essere giudicato da un giudice imparziale. 

Dal canto suo, la premier Giorgia Meloni ha affermato di essere «sconcertata» dalla sentenza, aggiungendo: «Mi chiedo se il giudizio sia realmente basato sul merito della questione», ma «il sottosegretario Delmastro – ha detto Meloni - rimane al suo posto».

Reazioni anche dall’opposizione: «”Mi chiedo se il giudizio sia realmente basato sul merito della questione”, dice Giorgia Meloni; “Chi tocca il Pd, per certi magistrati, va punito”, dice Galeazzo Bignami; “Una sentenza politica”, dice Andrea Delmastro... Ma questa destra che governa dimenticando chi non riesce a curarsi e chi non riesce a pagare le bollette non si rende conto che in uno Stato di diritto queste dichiarazioni sono tecnicamente eversive?», il commento della segretaria del Pd Elly Schlein

La condanna di Delmastro arriva dopo che la Procura aveva invece chiesto l'assoluzione. Per i pm Paolo Ielo e Rosalia Affinito mancherebbe infatti «l'elemento soggettivo del reato». 

Il procedimento ruotava intorno alle dichiarazioni fatte nel febbraio del 2023 da Giovanni Donzelli, collega di partito (Fratelli d’Italia) di Delmastro, che alla Camera riferì il contenuto di alcune conversazioni avvenute nell'ora d'aria nel carcere di Sassari tra Cospito - poi protagonista di un lungo sciopero della fame per protestare contro il regime del carcere duro - e alcuni detenuti di camorra e 'ndrangheta, anche loro al 41 bis. Informazioni che Donzelli aveva avuto all'epoca dei fatti proprio da Delmastro, che ha la delega al Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria).

Nella requisitoria i rappresentanti dell'accusa hanno però sostenuto che quelle notizie «erano segrete per legge» ma manca l'elemento soggettivo, ossia il dolo, nel senso che Delmastro non sapeva quando le ha divulgate che fossero notizie segrete.

(Unioneonline/l.f.)

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