Alberto Savi, condannato all'ergastolo nell'ambito delle stragi della Uno bianca, è uscito per la prima volta dal carcere dopo 23 anni.

Dodici ore di libertà, fra le 8 e le 20, per raggiungere una comunità vicina all'istituto penitenziario di Padova così come concesso dal tribunale di Sorveglianza in seguito al via libera arrivato da un team di psichiatri e psicologi che hanno esaminato le relazioni degli operatori del carcere.

L'uomo, che ora ha 52 anni, è un detenuto modello ed è impegnato in due attività lavorative dietro le sbarre.

All'epoca degli omicidi era un poliziotto della questura di Bologna e insieme ai suoi due fratelli Roberto e Fabio era a capo della cosiddetta "banda della Uno bianca", un'associazione criminale ritenuta responsabile della morte di 24 persone tra gli anni Ottanta e Novanta.

Le ore di libertà di Savi non sono state commentate positivamente da Rosanna Zecchi, presidente dell'associazione Familiari vittime della Uno bianca, nonché moglie di una delle vittime: "Non dovevano darglielo quel permesso - ha detto - Le persone che ha ucciso insieme ai suoi fratelli non vanno in permesso premio. Sono morte per sempre".
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