"Questo è un negozio ebreo", recita un foglio A4, appeso nella notte sulla serranda di un barbiere di San Maurizio Canavese, nel Torinese.

I muri imbrattati di vernice rossa, probabilmente a richiamare il colore del sangue, e un'auto incendiata davanti alla saracinesca.

Sul raid stanno indagando i carabinieri.

Ma dalle prime ricostruzioni dell'accaduto è emerso che il proprietario dell'esercizio commerciale non è ebreo, non ha parenti ebrei e non ha mai ricevuto minacce prima d'ora.

Inoltre l'automobile data alle fiamme non è di sua proprietà.

Un esecrabile atto antisemita gratuito? O dietro c'è altro?

Gli inquirenti stanno dunque tentando di capire quale sia – e se ci sia davvero – un collegamento tra il rogo e l'imbrattamento a sfondo razzista che ha ricevuto il parrucchiere.

Intanto, le autorità competenti hanno acquisito i filmati girati dalle telecamere di sorveglianza, per dipanare la misteriosa matassa di dubbi che avvolge il caso.

(Unioneonline/DC)
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