Sarà sentito ancora nei prossimi giorni Ciro Guarente, il 36enne accusato dell'omicidio di Vincenzo Ruggiero, il giovane attivista gay assassinato lo scorso 7 luglio ad Aversa, nel Napoletano.

La Procura di Napoli Nord ha recentemente notificato l'avviso di conclusione indagini a Guarente e all'altra persona coinvolta nel caso, Francesco De Turris, accusato di aver ceduto al presunto killer la pistola calibro 7,65 usata per uccidere Ruggiero.

Il corpo della vittima è poi stato fatto a pezzi e nascosto in una autolavaggio nel quartiere partenopeo di Ponticelli.

Secondo l'accusa, il movente del delitto sarebbe legato alla gelosia che Guarente provava nei confronti della vittima, che conviveva con la compagna transessuale del 36enne.

Dall'avviso emesso dall'ufficio inquirente sembrano emergere alcuni dettagli raccapriccianti sull'omicidio e sulle operazioni di occultamento del cadavere di Ruggiero.

L'assassino avrebbe sparato prima due volte dall'alto verso il basso, in quanto Ruggiero si era inginocchiato.

Poi avrebbe esploso un terzo colpo alla schiena del giovane. In contemporanea, per occultare il rumore dei colpi di pistola, un'altra persona stava sparando dei fuochi di artificio.

A quel punto il killer avrebbe trasportato il corpo in auto e, una volta giunto a Napoli, avrebbe esploso diversi colpi con un fucile a pallettoni verso il cranio di Ruggiero, riducendolo in piccoli pezzi.

In seguito avrebbe sezionato il cadavere in due parti utilizzando un'accetta, amputato il braccio destro.

Poi avrebbe cosparso il corpo di acido cloridrico e muriatico. Infine, il tutto sarebbe stato ricoperto con del cemento.

(Unioneonline/F)

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