La rivolta contro il gigante dell'e-commerce sta toccando proprio in questi giorni l'Italia e in particolare il polo logistico di Piacenza, ma è solo la punta dell'iceberg di una realtà tutt'altro che rosea, che sacrifica i diritti dei lavoratori sull'altare della produttività e del fatturato.

Dopo lo sciopero del Black Friday i lavoratori dello stabilimento piacentino di Castel San Giovanni ci riprovano e mettono a rischio la mastodontica macchina delle consegne di Natale, facendo salire ai massimi livelli la tensione con i vertici di Amazon.

Dipendenti a tempo indeterminato e lavoratori assunti per il periodo delle feste fanno fronte comune contro condizioni di lavoro ai limiti dell'immaginazione, stipendi inadeguati, l'assegnazione dei turni peggiori ai precari - meno tutelati e impossibilitati ad opporsi - premi di produttività negati e in generale la pressante minaccia di licenziamento.

Dentro uno stabilimento Amazon
Dentro uno stabilimento Amazon
Dentro uno stabilimento Amazon

Mentre in Italia monta il malessere e i vertici Amazon disertano l'incontro in prefettura con le rappresentanze sindacali, anche i dipendenti tedeschi si mobilitano, e dalla Gran Bretagna arriva l'inchiesta choc di un reporter che è riuscito a farsi assumere sotto falso nome in uno stabilimento, documentando con immagini rubate la vita quotidiana dei lavoratori, tra turni massacranti, scanner che misurano i tempi impiegati per smistare i mille o più pacchi giornalieri o per andare alla toilette.

Un reportage che è riuscito a svelare cosa si nasconde dietro i numeri da record del colosso Amazon, la crescita continua del suo titolo in Borsa, l'azzeramento dei concorrenti e l'impressionante scalata al potere del fondatore Jeff Bezos.

E proprio la figura di questo capitano d'industria inarrestabile, che contende a Bill Gates il podio degli uomini più ricchi del mondo con un patrimonio personale di più di 90 mld di dollari, figlio di una ragazza madre, cresciuto nella cultura americana liberal e progressista, appassionato di spazio e robotica, proprietario del prestigioso Washington Post, propugnatore della green economy e benefattore generoso di cause sociali e ambientaliste, che predica il valore della gentilezza appreso dal nonno, ma si muove spietato e famelico nel mondo degli affari, puntando dritto dritto al monopolio dell'e-commerce.

Una parabola inarrestabile, la sua, che poggia più sull'escalation costante del titolo societario in Borsa che sui fatturati annui di Amazon, e approfitta di localizzazioni strategiche delle sue sedi societarie per pagare meno tasse. Ma soprattutto punta sui prezzi bassissimi della sua offerta per annientare la concorrenza, prezzi resi possibili solo a patto di livellare sempre più verso il basso le condizioni dei dipendenti, spesso in assenza di rappresentanza sindacale.

Jeff Bezos
Jeff Bezos
Jeff Bezos

È l'amaro rovescio della medaglia di un'efficenza di cui noi tutti stiamo usufruendo, acquistando comodamente tutto quello che ci viene in mente, aspettando un giorno o poco più per ricevere direttamente sulla porta di casa i prodotti ordinati senza fare il minimo sforzo, da perfetti fruitori della globalizzazione.

Nessun giudizio morale, anche perché le persone immuni dal contagio dell'e-commerce sono ormai mosche bianche, e perché anche nella globalizzazione ci sono aspetti innegabilmente positivi.

Resta però la necessità di andare oltre la superficie della stretta attualità, diventando compratori responsabili o quantomeno informati.

Barbara Miccolupi

(Unioneonline)
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