2.400 utenti truffati, e tra questi ci sono 1.600 adolescenti. È il risultato dell'operazione "Safe social" portata a termine dalla Polizia postale di Bologna e Milano, che ha agito sotto il coordinamento della Procura di Bologna, e che ha condotto alla denuncia di 12 persone (5 gli arresti) per associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata.

Gli autori dei raggiri agivano su Instagram per vendere capi di abbigliamento soprattutto a giovani e giovanissimi di tutta Italia con un giro d'affari che in un anno ha fruttato oltre 250mila euro.

Le vittime venivano attratte dall'offerta di capi alla moda dal modesto valore commerciale e sfruttando anche il fatto che, negli ultimi mesi, molti esercizi commerciali al dettaglio abbiano dovuto chiudere a causa dell'emergenza coronavirus, lanciando ai massimi livelli le vendite online.

Gli utenti, accuratamente selezionati, venivano contattati sul social network e indotti al pagamento mediante ricariche di carte prepagate. Successivamente, i truffatori, con altri profili social, ricontattavano le vittime persuadendole ad effettuare un nuovo pagamento, tirando in ballo giustificazioni pretestuose come spese di dogana o problemi fiscali.

All'interno dell´associazione è stato possibile distinguere diverse figure: c'erano il promotore, titolare di 4 carte utilizzate per ricevere i proventi poi in parte monetizzati mediante prelievi presso sportelli ATM, e poi altri soggetti coinvolti nella gestione dei profili social e dei contatti con le vittime (avvenuti anche tramite WhatsApp), oltre ai diversi prestanome intestatari di carte prepagate su cui venivano trasferiti gli illeciti profitti.

Tutti gli indagati sono stati sottoposti a perquisizione personale e domiciliare, mentre 5 di questi, che hanno avuto un ruolo ben definito, sono stati messi ai domiciliari, con divieto di utilizzo di apparecchiature telefoniche e informatiche.

(Unioneonline/s.s.)
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