Quasi 130 processi, un’infinità di giudici e pubblici ministeri. È l’altra faccia della medaglia nella querelle di via Coxinas, il vicolo cieco di Villacidro, con i vicini di casa, la famiglia di Giorgio Pinna e di Raffaello Floris, 56 e 48 anni, che da anni si recano in caserma per denunciarsi a vicenda. Episodi diversi con un denominatore comune: Pinna rivendica la proprietà del vico e lascia a Floris una stretta striscia pedonale. Lui non si accontenta e l’odissea inizia. Vicende giudiziarie ancora in corso che hanno dell’incredibile, in se stesse e per lo spreco di risorse pubbliche. I protagonisti, infatti, godono del patrocinio gratuito: tutte le spese, comprese quelle per gli avvocati, le pagano i cittadini. Senza contare che di mezzo ci sono bambini e ci sono i Servizi sociali.

È dei giorni scorsi l’ennesima udienza nel Tribunale di Sanluri, davanti al giudice Andrea Deidda e al pubblico ministero Milena Fanni. Sul banco degli imputati Floris, con l’accusa di violenza e minacce. Su quello dei testimoni Pinna e la moglie Annarita Cogoni. Nulla di

nuovo rispetto agli episodi precedenti: uno attraversa il vico e l’altro fa gestacci o pronuncia

parole irripetibili; oppure fa volare sacchi di spazzatura; magari usa la creolina per disinfettare; blocca il lucchetto della sbarra con attak; accende il fuoco sotto o scarica la legna in mezzo al passaggio. Per ciascun episodio denunce su denunce. La caserma intasata di carte, ma soprattutto di lavoro sottratto ad altro. Il sindaco Teresa Pani che cerca soluzioni. Si potrebbe espropriare il vico. Sarebbe legittimo. Se non altro

perché ci passano i servizi pubblici, in particolare l’impianto idrico e fognario.
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