di un soldato sardo morto nel '99

Premessa d'obbligo: non esiste una cifra che possa risarcire una madre, un padre o una sorella per la morte di un figlio o un fratello. Ma sentenze come quella del Tribunale civile di Roma consentono per lo meno di avere giustizia. I familiari di Salvatore Vacca, il militare della Brigata Sassari morto nel 1999 di leucemia al rientro dalla missione di pace nei Balcani, hanno ottenuto dallo Stato la somma di 656 mila euro (258 mila a testa per i genitori e 140 mila alla sorella del militare), destinati a diventare presto 936 mila quando i giudici esamineranno le richieste degli altri due fratelli di Salvatore.

Si tratta del primo caso di un risarcimento civile che il Ministero della Difesa verserà ai familiari per la morte di un soldato sardo. I due precedenti riguardavano un sergente di Firenze (500 mila euro) e un soldato di Lecce (un milione e 400 mila).

A vincere questa battaglia legale per conto dei familiari del sassarino di Nuxis sono stati l'Osservatorio militare (un'associazione guidata dall'ex maresciallo dell'Aeronautica Domenico Leggiero) e l'avvocato romano Angelo Tartaglia. Davanti ai giudici civili, al termine di un processo durato un anno e mezzo, è stata dimostrata la responsabilità dello Stato maggiore delle Forze Armate italiane per quanto accaduto nell'ex Jugoslavia. La Nato aveva avvisato la Difesa italiana che i militari statunitensi, inglesi, francesi e tedeschi avrebbero usato munizioni all'uranio impoverito e non ha provveduto a dotare i soldati italiani dei mezzi per difendersi dall'esposizione a questa sostanza, altamente cancerogena.

Il Ministero della Difesa ha provato davanti ai giudici di sostenere questa tesi: non è provato scientificamente il nesso di causa ed effetto tra l'esposizione all'uranio impoverito e l'insorgenza di tumori. Invece il lavoro di esperti come la dottoressa modenese Antonietta Gatti, consulente della commissione parlamentare di inchiesta sull'uranio impoverito, ha provato che quei tumori sono stati provocati da nanoparticelle di metalli pesanti che possono essere create, in quella forma e in quella dimensione, solo da esplosioni a temperature raggiungibili esclusivamente da proiettili arricchiti con sostanze radioattive. Da qui la sentenza.

PAOLO CARTA
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