Perché negli ultimi 40 anni non è stato fatto il piano urbanistico?

Luigi Biggio: «Il motivo è politico: nessuna amministrazione comunale è riuscita a portare a termine il compito. È una misura complicata ma consentirebbe a Iglesias di guardare ai prossimi cinquant’anni con un’altra prospettiva».

Giuseppe Pes: «Mettere tutti d’accordo non è facile, anche su un tema così importante. La città deve avere certezze, sarà una materia di studio prioritaria per la prossima Amministrazione» .

Mauro Usai: «È un problema che riguarda tutti i Comuni: nel territorio l’unico adeguato al Ppr è quello di Gonnesa. La nostra Amministrazione ha portato a casa il piano di assetto idrogeologico e quello del centro matrice, la zona più sensibile. Il terzo passo sarà acquisire al patrimonio comunale alcune aree minerarie, penso a Masua e Campo Pisano: come facciamo a programmare lo sviluppo urbanistico senza possederle? Comunque sono sicuro che approveremo il Puc».

Igea è un ostacolo?

Biggio: «In questo momento sì. E così sarà almeno sino a quando non farà le bonifiche dei terreni per poi cederli al Comune. È impensabile non avere la disponibilità di aree che rappresentano uno strumento di crescita determinante».

Pes: «Bisogna trovare una sintesi tra le esigenze del Comune e quelle di Igea. In un momento storico complicato come quello che stiamo vivendo dobbiamo sederci intorno a un tavolo, confrontarci e trovare le soluzioni. In tempi brevi, ovviamente».

Usai: «L’Igea è solo un braccio operativo. Deve fare le bonifiche, punto. Non ha il potere di decidere sul patrimonio immobiliare, quello è una prerogativa della Regione. Se Igea ha le professionalità per portare a termine il suo compito istituzionale vada avanti. Altrimenti la palla deve passare ai sindaci».

Il Parco Geominerario è un ente inutile?

Biggio: «Avrebbe dovuto valorizzare le aree minerarie dismesse moltiplicando le opportunità di crescita. Invece ha finanziato la sagra del pesce in qualche Comune ma non ha rispettato la sua missione. Bisogna riportarlo al compito statutario».

Pes: «È una risorsa, dobbiamo fare di tutto affinché raggiunga gli obiettivi. Utilizziamo le cose per quel che servono, dobbiamo portare questa società concettualmente utile a superare il momento di blocco operativo».

Usai: «Attualmente sembra proprio di sì, ma è stata una grande intuizione. Il primo passo è rivedere lo statuto, in modo che possa tornare allo spirito originario, altrimenti verrà percepito come un ostacolo. Ha un avanzo vincolato di bilancio di 14 milioni, se capitasse in un Comune i cittadini protesterebbero sotto casa del sindaco per sapere perché non ha speso quei soldi».

Come si possono accelerare le bonifiche?

Biggio: «La semplice autorizzazione per pulire l’alveo di un fiume richiede un iter di otto-dieci mesi, sempre che in quella zona non nidifichi il tal insetto e in quel caso non si può fare nulla. Immaginiamo le difficoltà da affrontare per bonificare il rio San Giorgio. Bisogna incalzare la Regione perché stia dietro Igea. Senza questo passo, non vedo soluzione».

Pes: «Le bonifiche devono essere fatte, ma dobbiamo lavorare contro quel poderoso freno che è diventata la burocrazia».

Usai: «Il primo problema sono le normative, l’altro riguarda l’immobilismo delle società che dovrebbero condurle in porto. Le bonifiche si devono fare, rendendo l’iter autorizzativo compatibile con la modernità. Il commissariamento ad acta per le bonifiche sarebbe una bella idea: si nomini il sindaco di Iglesias».

Portovesme ha un futuro?

Biggio: «Stiamo pagando un tributo in termini di inquinamento del territorio e non possiamo farlo gratis. È chiaro che Glencore deve rivedere il suo progetto».

Pes: «Glencore guadagna molto e spende poco. La povertà e la crisi di posti di lavoro non autorizzano nessuno a strangolarci. Se il progetto dell’azienda è trattare solo i fumi di acciaieria lo stabilimento smette di essere un’industria e diventa solo un impianto di trattamento rifiuti: non lo possiamo accettare».

Usai: «Se consentono alla Glencore di fare solo ciò che vuole non lascerà mai la Sardegna. Hanno tenuto solo il Waelz, perché è quello che rende di più. A suo tempo la lavorazione dei fumi di acciaieria – altamente inquinante – è stata autorizzata perché subordinata al resto della produzione. Se viene drasticamente tagliata quest’ultima – riducendo da 1500 a 250 posti di lavoro – allora salta tutto. Iglesias ha dato molto, addirittura due discariche. È indispensabile un nuovo piano industriale, neppure un lavoratore deve essere escluso, solo così possiamo sopportare il sacrificio ambientale».

Ci sono i turisti, mancano le strutture ricettive.

Biggio: «Il potenziale è enorme, abbiamo la possibilità di fare turismo 365 giorni l’anno. Secondo me la strada che stiamo percorrendo è corretta, ma dobbiamo impegnarci maggiormente per trattenere sul nostro territorio chi sceglie di venirci».

Pes: «È il futuro ma abbiamo bisogno di nuovi posti letto. Dobbiamo uscire dalla mentalità della stagionalità, è tempo di un piano turistico aperto ai Comuni che condividono questa opportunità».

Usai: «Fa piacere che i colleghi apprezzino ciò che è stato fatto e vogliano rafforzarlo. Il turismo non è più un’ipotesi ma la realtà, però siamo in grado di soddisfare solo un terzo della richiesta di alloggi. Per creare posti letto la nostra Amministrazione ha deciso di acquisire l’ex istituto tecnico Ragionieri, nel centro storico, e in seguito altri immobili».

Le elezioni a Iglesias hanno un riflesso regionale?

Biggio: «Sì, secondo me. Le decisioni che la città prenderà sui temi dello sviluppo avranno una grande rilevanza per tutta la Sardegna».

Pes: «Non credo, almeno dal punto di vista strettamente politico».

Usai: «Di sicuro non determinano schemi di alleanze a livello regionale. È una realtà piccola che si confronta con problemi importanti, in questo senso ha un grande peso politico».

Quanto pesa politicamente la scomparsa di Giorgio Oppi e Roberto Frongia?

Biggio: «Oppi aveva una grande capacità di mediazione, riusciva a trovare l’accordo anche in situazioni oggettivamente complicate. Frongia, pur con una esperienza minore, ha dato un importante contributo per il bene della città».

Pes: «Di Oppi sentiamo la mancanza dal punto di vista politico e umano. Anche Frongia – in misura diversa – ha lasciato un vuoto».

Usai: «Oppi manca sia alla politica comunale sia a quella regionale. Anche Frongia aveva il suo peso, era un avversario con il quale c’è sempre stata stima reciproca».

La sanita è a pezzi, come si riparte?

Biggio: «C’è un problema di fondo che tocca tutti: da 30 anni si alternano Giunte regionali che hanno come caposaldo l’abbattimento del piano sanitario varato dal predecessore. A Iglesias dobbiamo far sì che il Cto sia davvero operativo e non lavori a mezzo servizio. Se lo stesso accadrà a Carbonia penso che si rivelerà inutile l’ospedale unico».

Pes: «La situazione è complicata, con due ospedali che, sommati, forse riuscirebbero a farne uno accettabile. Dirigevo la cardiologia del Sirai che prevedeva un organico di 15 medici ma eravamo in sette. Nel breve periodo dobbiamo proteggere ciò che c’è. Nel medio, potenziare i servizi. In prospettiva forse bisognerebbe creare un ospedale unico, a metà strada tra Iglesias e Carbonia, che sommi e sviluppi le competenze».

Usai: «Non voglio sentir parlare di ospedale unico prima del completamento del Cto. È paradossale che nella nostra città ci siano strutture meravigliose ma non il personale per farle funzionare. Ottantadue anestesisti al Brotzu e sei a Iglesias sono una sproporzione. Il primo passo lo deve fare la Regione dotando il territorio del personale necessario. E poi potremo parlare di ospedale unico».

Quanto pesa il campanilismo Carbonia-Iglesias?

Biggio: «Tantissimo, in termini sanitari. È un male per le due città, una guerra tra poveri che porta solo disperazione a entrambi. Bisogna superarlo, quando lo capiremo saremo maturi».

Pes: «In campo sanitario ha origini antiche e non ha mai prodotto nulla di buono. Bisogna ragionare in termini di territorio, garantendo i diritti dei cittadini».

Usai: «Pesa molto. Però se rinunciare al campanilismo significa farsi mettere i piedi sopra allora no, non sono disponibile a sopportare soprusi».

Gli obiettivi nei primi 100 giorni di governo?

Biggio: «Programmare il cartellone dell’Estate iglesiente; riorganizzare la macchina amministrativa; chiarire la posizione del Comune con gli enti attuatori riguardo le bonifiche».

Pes: «Riportare i fiorai e il mercato di Campagna amica in piazza delle Rimembranze; creare il festival delle frazioni; confrontarsi immediatamente con Regione e Igea».

Usai: «Proseguire nella programmazione culturale; presentare i progetti già pronti per intercettare le ingenti risorse europee».

Paolo Paolini

Francesco Pintore

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