«Non trascorre giorno senza che la stampa dia notizia di reparti chiusi, aperti a singhiozzo, complete assenze di personale, medici che migrano verso altri ambiti più “altolocati” (Asl 8, Brotzu, Policlinico) lasciando scoperti i ruoli nei presidi del Sulcis. Le colpe di questo infinito dramma sono tutte ascrivibili alla politica regionale che in questi anni ha permesso il depauperamento dei servizi del nostro territorio creando una lunga e interminabile serie di piccoli e grandi problemi per i quali verrebbe voglia di alzare bandiera bianca e affermare chiaramente “avete vinto voi: chiudiamo la sanità del Sulcis e andiamo tutti a Cagliari”».

Il sindaco di Sant’Antioco, Ignazio Locci, interviene nel dibattito sulla sanità, e sulla carenza di personale medico, sparando a zero sulla Giunta regionale e sull’assessorato alla Salute.

Locci pone l’accento sull’oggettiva assenza di medici che talvolta viene utilizzata impropriamente quale giustificazione del male “incurabile” di cui è affetta la sanità: «In realtà – prosegue il sindaco – se è vero che i medici risultano in misura minore rispetto a quanti ne occorrerebbero, è altrettanto vero che quelli in forza nel sistema sanitario regionale vengono distribuiti malissimo, grazie a scelte deliberate e inoppugnabili: il Sulcis, i suoi presidi sanitari, vengono infatti ignorati dall’assessorato regionale che non fa nulla per assicurare le risorse umane necessarie a garantirne il funzionamento, dirottandole nelle più prestigiose strutture del capoluogo sardo, ovvero ASL 8, Brotzu, Policlinico. Del resto, sappiamo delle difficoltà quotidiane che incontra la Direzione della ASL 7 per coprire i ruoli, far fronte alla “fuga” dei medici dal nostro territorio, ma non ci risulta che certe carenze e certi drammi si verifichino anche a Cagliari e nelle sue prestigiose strutture».

«Non possiamo fare finta di nulla – dice il sindaco -: il Sulcis non è tra le priorità dell’assessore regionale. Il risultato è che i cittadini ne pagano un prezzo altissimo».

Due le soluzioni proposte: «Preso atto che il problema essenziale è la carenza di medici soprattutto nei presidi del Sulcis, allora possono essere percorse almeno due strade. La prima è redigere bandi pubblici per il reclutamento del personale che riservino una quota di medici ai presidi di Carbonia e Iglesias, evitando la migrazione “globale” verso gli ospedali del cagliaritano. L’altra strada è dire con atti concreti “Stop ai gettonisti”: e in questo caso occorre che la Giunta regionale mutui il provvedimento adottato dalla Regione Lombardia, dove l’assessore Guido Bertolaso ha promosso un avviso unificato che consentirà di assumere i medici liberi professionisti negli ospedali. La Sardegna deve fare altrettanto perché con questa strategia è possibile riportare i medici all’interno del Servizio Sanitario Regionale riequilibrando un sistema scellerato che, adottato da alcune cooperative di “gettonisti”, crea forti disparità. La strada è tracciata: o si compiono scelte eque, oppure si continui a farsi beffe dei cittadini del Sulcis parlando di ospedale unico. La verità è che per ora questa classe dirigente non è nemmeno in grado di garantire un “paio” di medici a un territorio che conta 120mila abitanti».

(Unioneonline/s.s.)

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