«Ci aspettano delle sfide determinanti per il futuro di Iglesias, non per altri 5 anni, ma per i prossimi 40». Mauro Usai scioglie le riserve e ufficializza l’intento di guidare la coalizione del centrosinistra alle prossime comunali.

Si è fatto attendere, complici le voci di una discesa in campo alle Regionali?

«Non scherziamo, ho un patto con la città e ho sempre preferito essere il capitano della mia squadra del cuore che il centravanti del Real Madrid. Essere il sindaco di Iglesias è il ruolo più prestigioso che potessi sperare di ricoprire. Voglio costruirmi una famiglia qui, dare la speranza di poter ritornare a tutti quei ragazzi costretti a emigrare».

Quale è stato il risultato più importante?

«Sintetizzo con l’effetto finale scaturito da quanto costruito finora, ovvero riuscire a far ritrovare agli iglesienti l’orgoglio di sentirsi parte della città»

Un senso di appartenenza che per alcuni si è tradotto in un isolamento.

«Una dinamica figlia della difesa per il diritto alla salute. Se contrappormi alla chiusura del Pronto soccorso significa alzare le mura, continuerò, rivendicando con forza ciò che ci spetta, abbiamo perso troppi servizi in questi anni. E poi con il grande flusso turistico registrato, siamo tutt’altro che isolati».

Alle urne se la vedrà con Giuseppe Pes.

«È il cardiologo d’eccellenza per tutti e fu quello che nel 2018 espresse l’indirizzo politico dell’Udc a sostegno della mia candidatura. Nell’arena politica dovrà misurarsi con la storia e Pes non è un ignaro passante. Iglesias non è un bus dove si sale e si scende per convenienza, merita attenzione costante e non un tentativo di carezza ogni 10 anni».

La accusano di aver sperperato denaro.

«Questo mi preoccupa, perché significa che ho a che fare con persone che vogliono fare politica e sono invece del tutto fuori dalla realtà. Lasciamo un bilancio pieno di soldi, con tagli sulle tasse e servizi potenziati».

Del concerto di Mahmood se ne parla ancora.

«È stato pagato intercettando un finanziamento a Natale. Chi polemizza dovrebbe sapere che un sindaco che vuole ottenere risultati non va in ferie, non può chiudere l’ambulatorio per le feste».

Quali prospettive per l’eventuale prossimo mandato?

«Quanto fatto è solo la punta dell’iceberg, conosco il potenziale della città. La stessa Regione si promuove con le immagini di Iglesias in vetrina. Il segreto è stato quello di agire con eguale determinazione sulle piccole e grandi opere».

A che punto sono le liste?

«Abbiamo quasi chiuso, è in corso il rafforzamento della coalizione».

Il ricordo più bello?

«È un gioco di parole, però ricordo di non ricordare un solo giorno, festività comprese, che non sia stato dedicato a lavorare per la città».

Adriano Secci

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