"Un detenuto mi disse dov'era stato messo il corpo di Fabio Serventi. L'ho subito detto all'avvocato perché è giusto che i genitori possano avere una tomba dove pregare e perché è anche nel mio interesse, visto che sono in carcere da due anni per qualcosa che non ho commesso".

Il colpo di scena, rivelatosi poi infondato, è arrivato in apertura di udienza, quando davanti alla Corte d'Assise di Cagliari l'imputato Andrea Pinna, 35 anni di Perdaxius, ha rivelato di aver ricevuto quella confidenza, a febbraio, poi riferita dall'avvocato che lo difende, Teresa Camoglio, direttamente alla pm Rossana Allieri.

Stando a quella confidenza, il corpo di Fabio Serventi, il 24enne scomparso da Perdaxius il 21 marzo 2020 e per il quale Pinna è sotto processo per omicidio volontario e occultamento di cadavere, si sarebbe trovato in una casa diroccata a San Giovanni Suergiu, nei pressi del cimitero.

Le ricerche affidate ai carabinieri hanno dato esito negativo, ma oggi - sentita la rivelazione - il presidente della Corte, Giovanni Massidda, ha convocato in aula il detenuto.

Ai giudici il giovane ha raccontato oggi di essersi inventato tutto. Più volte, durante il suo esame, l'imputato ha ribadito di non essere stato lui ad uccidere il compaesano.

"Non c'entro nulla, ho solo trovato il suo scooter nella strada e, dopo averlo sistemato, l'ho venduto", ha dichiarato. In realtà a inchiodarlo ci sarebbero varie intercettazioni dove, agli amici, rivela di averlo ucciso per intascare un debito di droga che Serventi doveva ad un grosso spacciatore.

Millanterie o verità, dovranno stabilirlo i giudici dell'Assise.

Nel frattempo, la Corte ha rinviato il processo per la chiusura formale del dibattimento all'11 maggio prossimo.

I genitori del giovane scomparso, che da tempo chiedono di poter ritrovare le spoglie del figlio, sono assistiti dagli avvocati di parte civile Patrizio Rovelli e Fabrizio Rubiu.

(Unioneonline/v.l.)

© Riproduzione riservata