Per arrivarci devi traguardare l’orizzonte del Marganai. Uno skyline di vette che sfiorano i mille metri, costeggiando tutto il versante dell’Iglesiente, a ridosso della grande valle del Cixerri, tra Iglesias e Domusnovas. Foreste, recitano i sacri testi minerari, quelli che decantano le incursioni di esplosivo per strappare alle viscere della terra quel minerale aggrappato alle evoluzioni più antiche delle rocce. In questo eremo di natura, ricco come pochi d’acqua e foreste, è da decenni che le “volate” di miniera e di cava hanno smesso di spezzare il silenzio di questi anfratti di querce e lentischi. Il tempo ha lentamente restituito quelle terre alla sua vocazione.

Polveriera & bombe

Zone protette, con tanto di decreti e leggi. Sito di importanza comunitaria “Monte Linas-Marganai”, dispone la normativa europea applicata in terra di Sardegna. Eppure qui, nella terra contesa da cinghiali e mufloni, cervi e aquile reali, il silenzio sta per frantumarsi con l’incedere dell’economia delle armi. Lì, dove negli anni settanta sorgeva l’antica polveriera, poi fabbrica di esplosivi civili, per cave e miniere soprattutto, adesso irrompe una vera e propria città delle armi. Filo spinato ovunque, telecamere che non lasciano tregua alle greggi e ai viandanti della domenica. Terra vietata, cartelli minatori ovunque: vietato avvicinarsi.

Fort Knox di bombe

Una sorta di Fort Knox, blindata come nient’altro nella terra dei Nuraghi. A differenza del grande deposito di lingotti d’oro nel Kentucky americano qui si producono e custodiscono le armi più letali in assoluto, quelle che se lanciate dal cielo devastano villaggi e popolazioni, ospedali e scuolabus. Qui a due passi da Oridda, per incamminarsi verso la vetta di Punta San Michele, impossibile non percepire il peso di quella sigla tenuta sottotono all’ingresso di quel muro perimetrale forgiato da lastre impenetrabili di cemento. La sigla è scandita come se al posto dell’Eni, ultima multinazionale passata da queste parti, si fosse insediata una nuova “speranza” in grado di garantire lavoro e sviluppo. Al posto dell’Ente di Stato è arrivata la Rwm, dall’esplosivo per scavare in fondo ai pozzi a quello usato per riempire di morte quegli involucri verdi. Rwm qui significa tedeschi, Germania e industria bellica. In sintesi sono loro che armano le forze armate occidentali e quelle spregiudicate del mondo arabo. Oltre quella cortina vietata agli occhi indiscreti è impossibile accedere. Nessuno può sapere quello che succede lì dentro. L’unica possibilità di far volare un occhio indiscreto in quella distesa di greggi e bombe, campi di erba medica e distese di lecci, è riservata alla domenica. Non per la Santa Messa, ma per l’antico rito della caccia. Cancelli aperti per scollinare le pendici e lanciare uno sguardo indiscreto su quella valle ora trafitta da sbancamenti che irrompono come bulldozer ai piedi del Marganai.

Sbancato tutto

Nel silenzio più totale, con la discrezione delle grandi multinazionali di armi, la Rwm ha sbancato tutto, pezzo dopo pezzo. Ha conquistato metro dopo metro, ettaro dopo ettaro, una distesa infinita di terra e nuove volumetrie. Una vera e propria città della guerra cresciuta con la velocità della luce alle pendici di Oridda. Nessuno qui ha visto niente, se non quell’aquila reale che ha sorvolato quel nuovo imponente villaggio di bombe e armi letali. L’orizzonte verso la piana del Cixerri è stravolto, gli sbancamenti imponenti che si traguardano dall’alto del costone principale del Marganai non lasciano dubbi: la Rwm ha trasformato quella fabbrichetta di esplosivo civile in un immenso quartier generale, prima per produrre bombe, le più letali, dalle Mk80 alle Mk 84, ed ora per provarle, proprio lì nella porta del parco del Marganai. Peccato, però, che tutto quello che è stato costruito con una celerità spaventosa sia di fatto tutto abusivo. Non un’opinione, non una valutazione tecnica di parte, non i soliti “rompiscatole” contrari alle industrie di “morte”.

Senza appello

La pronuncia è vergata su carta intestata del Consiglio di Stato. In pratica la massima Corte della giustizia amministrativa. Inappellabile, ultimo grado di giudizio. E loro, i giudici dell’ultimo grado di giudizio, non hanno lasciato vie di scampo. Davanti al ricorso 2059 del 2021 proposto dalle associazioni Italia Nostra, Unione sindacale di base per la Regione Sardegna, Assotziu consumadoris Sardigna, non hanno usato mezze frasi. Il loro avvocato, Andrea Pubusa, professore di lungo corso di diritto pubblico, non l’aveva presa bene quando il Tar Sardegna aveva respinto l’istanza delle associazioni per annullare le autorizzazioni che il Comune di Iglesias e la Regione Sarda avevano rilasciato alla Rwm. La contestazione era semplice e chiara: avete applicato per la costruzione di una vera e propria città delle bombe una procedura amministrativa pari a quella per costruire un pollaio. Il Tar, però, aveva ritenuto corretti i passaggi delle amministrazioni, facendo venir meno l’imponenza di quello che realmente si stava realizzando all’interno di quel reticolato di filo spinato. Il ricorso di secondo grado non si è fatto attendere.

La rivincita

Circostanziato e puntuale, con una premessa, non si sta discutendo della moralità o meno di quella fabbrica. In ballo, invece, ci sono le norme urbanistiche e le disposizioni ambientali, ci sono i pericoli per l’incolumità pubblica, per i lavoratori e per le ricadute sul territorio. Il ricorso capitanato da Graziano Bullegas per conto di Italia Nostra, Marco Mameli per l’Assotziu consumadoris Sardinia onlus e Enrico Rubiu per l’Unione sindacale di base, non è andato giù per il sottile: la Rwm ha frazionato in ben 21 ampliamenti il proprio intervento con l’obiettivo evidente di evitare la Valutazione d’impatto ambientale, indispensabile e prescritta in caso di insediamenti di tale portata. L’ultima operazione, quella impugnata al Consiglio di Stato, però, non è passata inosservata. La Rwm chiedeva di realizzare due nuovi reparti, R200 e R210, e nel frattempo la Giunta Regionale dava il via libera per la realizzazione del “Nuovo Campo Prove R140”. Non solo ampliamento a dismisura, ma anche, e soprattutto, la costruzione di campi prova per le bombe.

Bombe da provare

Le stesse micidiali cariche esplosive che hanno devastato lo Yemen e le sue inermi popolazioni. Carichi di morte da testare nel loro “campo di prova” costruito proprio a ridosso del Marganai, strappando a quel patrimonio ambientale le pendici a ridosso di San Marco e Matt’e Conti, a due passi da Domusnovas, ma nell’isola amministrativa del Comune di Iglesias. Dunque, non un pollaio, ma una fabbrica ciclopica di bombe con tanto di procedure chimiche, dichiarate dallo stesso tecnico giudiziario, e verificate dal Consiglio di Stato con un proprio esperto.

Testate di guerra

E del resto è la ragione sociale depositata alla Corte suprema a spiegare cosa produce la fabbrica tedesca alle pendici del Marganai:«La Rwm opera nel settore della progettazione, produzione e commercializzazione di sistemi d’arma subacquei, mine marine ad influenza, sistemi di sicurezza e armamento, bombe e testate di guerra». Insomma, qui, si produce la guerra e la morte - hanno accertato i giudici – e non è pensabile che non ci sia stata la Valutazione d’impatto ambientale. Le autorizzazioni rilasciate con una semplice conferenza dei servizi, per il Consiglio di Stato, sono fuorilegge. Da esaminare c’era ben altro: con un approfondimento che non avrebbe dovuto ignorare elementi fondamentali vista l’imponenza dell’intervento che si proponeva, sia sul versante chimico, con la dimostrazione di modificazione dei componenti degli esplosivi, sia per la mancanza dei requisiti ambientali e urbanistici. La sentenza del Consiglio di Stato è durissima: «Nel merito risultano fondate le censure con le quali le appellanti hanno dedotto che sia il progetto di ampliamento dello stabilimento attraverso la realizzazione dei due nuovi reparti R200 ed R210 che quello relativo alla realizzazione del Campo Prove 140 (in quanto funzionalmente connesso ai primi), avrebbero dovuto essere sottoposti a VIA obbligatoria». Il Consiglio di Stato sentenzia: si tratta a tutti gli effetti di «impianti chimici integrati, ossia impianti per la produzione su scala industriale, mediante processi di trasformazione chimica, di sostanze, in cui si trovano affiancate varie unità produttive funzionalmente connesse tra di loro». Il tentativo di aggirare la norma è respinto senza appello.

Regione bocciata

La bocciatura è netta anche per la Regione. Scrivono i giudici: «esaminando l’impatto del Campo prove 140 la Regione non ha considerato che esso sarà funzionalmente connesso ai reparti nei quali ha luogo la produzione degli esplosivi». Errori macroscopici, non quisquilie. «La Rwm Italia – è scritto nella sentenza – prevede di testare nel poligono (campo prova bombe n.d.r.) gli stessi materiali impiegati e prodotti nello stabilimento di Domusnovas/Iglesias». La connessione funzionale tra il Campo prove e la realizzazione dei nuovi Reparti R200 e R210 costituiscono, per il Consiglio di Stato, un vero e proprio impianto chimico integrato e comporta la necessità di includere anche tale intervento nel progetto di ampliamento da sottoporre a VIA obbligatoria.

Pietra tombale

La sentenza è una pietra tombale: «La mancata sottoposizione a VIA determina l’annullamento dei seguenti provvedimenti impugnati, sia quello che autorizza i reparti R200 e R210 in Iglesias, Loc. San Marco sia quello del “Nuovo Campo Prove R140». Ne consegue l’accoglimento del ricorso e l’annullamento dei due atti fondamentali: il provvedimento del Comune di Iglesias e la delibera della Regione sarda. Sentenza, dunque, inappellabile. C’è un elemento, però, che non mancherà di suscitare qualche rilievo. Il giorno dopo la sentenza, con un tempismo perfetto, la Rwm ha comunicato al Comune di Iglesias la fine dei lavori. Quello che il Consiglio di Stato ha annullato è stato già tutto realizzato, a tempo di record. Andrea Pubusa, l’avvocato professore, però, non ha perso tempo.

Demolite gli abusi

La lettera inviata al Comune di Iglesias è chiara: «vi chiediamo una sollecita esecuzione della sentenza inappellabile mediante adozione delle ordinanze di sospensione dei lavori e demolizione in relazione alle opere realizzate dalla soc. Rwm». La sospensione dei lavori non è più possibile. Resta la demolizione. Il Comune di Iglesias, però, ribatte: esiste ancora la possibilità di ricusare i giudici del Consiglio di Stato e una procedura in sanatoria. Si sa, le vie per le armi e le bombe sono infinite.

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