Soldi della Regione non spesi, i biologi: «117 milioni non utilizzati dalle Asl, sconcertati»
Il presidente dell’Ordine, Enrico Tinti: «A rimetterci è sempre il cittadino, in particolar modo chi ha esenzioni per malattie o reddito»«Resto sconcertato e deluso quando apprendo che ben 117 milioni di euro non sono stati utilizzati dalle Aziende Sanitarie della Sardegna e nel contempo vengono annunciati maggiori investimenti per la sanità accreditata che poi non vedono la luce. Ancora di più quando vedo 530 milioni di avanzo quando siamo ormai a fine anno». Lo afferma in una nota Enrico Tinti, presidente dell'Ordine dei biologi della Sardegna, in merito alle criticità evidenziate dalla Corte dei Conti sul bilancio 2023 della giunta Solinas.
«È notizia dell'altro giorno che sono stati inviati i prospetti di distribuzione delle risorse (i cosiddetti "budget") alle strutture accreditate nella branca della specialistica ambulatoriale, dove molti biologi dedicano la loro professionalità al servizio dei pazienti, per esempio nel settore diagnostico di laboratorio o come nutrizionisti specializzati», evidenzia il presidente.
«Per la maggior parte di queste strutture non è stato previsto nessun incremento», prosegue, «ma al limite un ulteriore taglio delle risorse destinate agli esami diagnostici dei pazienti. Inoltre Ares (che gestisce i rapporti contrattuali con gli accreditati) utilizza nella divisione delle risorse parametri obsoleti e contrari ai diversi pareri espressi dall'Autorità Garante del Mercato (Agcm) causando così anche una ulteriore disparità e diseguaglianza di trattamento tra strutture sanitarie diverse. Tra questi parametri per esempio vengono considerati solo i fatturati liquidati dall'Ares e non quelli effettivamente prodotti (ma non pagati interamente dall'Ares) nonostante le strutture convenzionate avessero vinto nel 2021 un ricorso proprio perché si tenesse conto dell'effettiva produzione delle strutture e non solo della parte liquidata. Inoltre, è stato utilizzato un algoritmo che favorisce strutture che non hanno neanche raggiunto il budget e penalizza strutture che ampiamente sforano il budget assegnato (anche del 50%)».
Tinti ricorda che la Regione «ha vinto un ricorso contro lo Stato che impediva l'incremento dei fondi per il settore accreditato della specialistica ambulatoriale e nonostante ciò non procede a un reale aumento delle risorse disponibili che consentirebbe l'azzeramento delle liste d'attesa. A rimetterci è sempre il cittadino, in particolar modo chi ha esenzioni per malattie o reddito e ha diritto a curarsi liberamente nella sua struttura di fiducia come sancito dalla nostra Carta Costituzionale».