Sono 1.056 gli insegnanti che saranno assunti in Sardegna a partire dal primo settembre prossimo.

A dieci giorni dall'intesa tra sindacati e ministeri dell'Istruzione e dell'Economia che ha fissato in 52 mila i prof da assumere in tutta Italia, sono state rese note le ripartizioni territoriali.

In Sardegna sono stati resi disponibili 513 posti provenienti dai pensionamenti (95 infanzia, 126 primaria, 149 medie, 142 superiori), a cui si aggiungono i 484 del consolidamento posti comuni e i 59 del consolidamento del sostegno.

Un numero importante ma sufficiente a dare certezze solo al 43 per cento dei 2.465 precari sardi attualmente nelle graduatorie a esaurimento da cui si attingerà per le immissioni in ruolo.

Si tratta di 1.139 candidati nella scuola dell'infanzia, 457 nella scuola primaria, 869 in quella secondaria.

In realtà potrebbero arrivare altri posti (i sindacati li stimano tra 50 e 100) una volta che sarà reso noto il numero di posti disponibili dall'organico di diritto dello scorso anno che tiene conto dei docenti deceduti, che si sono dimessi o che sono andati a lavorare in altre regioni.

CATTEDRE TAGLIATE - Nonostante la grande infornata, le cattedre complessive disponibili per la Sardegna diminuiscono rispetto all'anno scorso e passano da 20.539 a 20.439.

Un calo giustificato dal ministero dell'Istruzione con il calo delle iscrizioni, che nell'anno scolastico 2017-2018 è di 2.769 unità (di cui 1465 nella scuola dell'infanzia) secondo l'ultimo dato disponibile.

SINDACATI INSODDISFATTI - I sindacati, che avevano chiesto molte più assunzioni ritenendo che con i 540 milioni stanziati nella Legge di Stabilità (140 per l'anno in corso e 400 per il 2018) si potessero assumere almeno 10 mila docenti in più, sono parzialmente soddisfatti.

"La scelta del Mef di limitarsi al consolidamento di soli 15.100 posti in Italia non rispetta le possibilità offerte dalla Legge di Stabilità e e siamo nettamente contrariati dalla completa assenza di posti per il personale Ata perché su di loro continua a scaricarsi una miriade di nuove incombenze senza alcun adeguamento degli organici", osserva Ivo Vacca, segretario regionale della Flc-Cgil.

Ma il sindacato contesta soprattutto il taglio di cento cattedre nel cosiddetto "non consolidato".

"Se il ragionamento del ministero dell'Istruzione appare logico, cioè meno alunni e meno necessità di personale docente, ci si scontra poi con le peculiarità della nostra regione e con l'elevata denatalità che ha come conseguenza classi con numeri ridotti nelle zone interne", spiega Vacca.

"Quella dotazione mancante potrebbe non permettere deroghe il cui bisogno non è da scartare. La popolazione", rimarca il leader regionale della Cgil scuola, "è fatta di bambini e bambine che non puoi aggregare e spostare nel territorio per rispettare parametri e medie date da indicatori numerici".

Il 26 maggio ci sarà un incontro tra i sindacati e la direzione scolastica regionale e sarà l'occasione per un confronto su questi temi.

Fabio Manca

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