Scioperano i medici di base che aderiscono a Smi e Simet e anche in Sardegna gli ambulatori saranno chiusi l’1 e il 2 marzo. Carichi di lavoro insostenibili, burocrazia “assurda”, mancato indennizzo ai colleghi morti per Covid sono alcuni dei motivi alla base dell’iniziativa che riguarderà circa 4mila medici di base, continuità assistenziale, del 118 e ambulatoriali a livello nazionale, oltre 150 professionisti nell’Isola.

“Non abbiamo tutele – spiega Marina Fancellu, segretaria regionale dello Smi -, vogliamo opporci alla privatizzazione strisciante della nostra professione”. E in Sardegna il malessere dei camici bianchi è solo una delle questioni aperte, in Consiglio regionale l’opposizione ha annunciato che chiederà al ministro Speranza di inviare gli ispettori per l'emergenza negli ospedali e nei Pronto soccorso. “Il quadro epidemiologico è mutato nella quarta ondata – replica l’assessore alla Sanità, Mario Nieddu -, il picco si è manifestato in un periodo molto ravvicinato e questo, in aggiunta ai 50mila non vaccinati che impattano non poco e all'assenza di provvedimenti di chiusura, ha messo in sofferenza il sistema”.

“Il nostro lavoro è diventato impossibile – rimarca Fancellu -, e il peso della burocrazia, vedi ad esempio la mole di certificati di guarigione dal Covid che dobbiamo evadere perché il Sisp non è in grado di farlo, ci sta distogliendo dal nostro compito fondamentale, cioè curare la gente”.

Ciò che i medici rivendicano sono “ferie, maternità, malattia e politiche serie sulle pari opportunità. Scioperiamo perché servono più medici sul territorio; le postazioni di guardia medica o vengono chiuse o accorpate per mancanza di personale; le ambulanze del 118 sono senza medico a bordo. Vogliamo che i giovani medici siano attratti da questa professione. È ormai ineludibile un corso di specializzazione in medicina generale”.

(Unioneonline)

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