Hanno gridato la loro rabbia, sui volti l’esasperazione di chi paga sulla propria pelle la malagestione degli appalti. I 25 lavoratori dell’azienda Cim srl montaggi industriali, se tutto va bene, vedranno i loro stipendi solo nei prossimi giorni.

È l’ennesima protesta ai cancelli delle portinerie, Centrale e Mare, dello stabilimento industriale di Porto Torres. Questa mattina per la quinta volta sono ritornati a presidiare in maniera pacifica, davanti all’ex petrolchimico, per rivendicare la corresponsione delle mensilità arretrate di maggio e giugno. E la solidarietà non è mancata neppure questa volta. Al sit-in hanno partecipato oltre duecento lavoratori di altre aziende Eni.

La vertenza coinvolge indirettamente la società Eni che ha affidato l’appalto al Consorzio Cmci, all’interno del quale opera la Cim, il soggetto direttamente interessato dalla protesta. «È del tutto evidente la responsabilità della società Cim srl», sottolineano le organizzazioni sindacali Fsm-Cisl e Fiom-Cgil, rappresentate dai segretari territoriali, Delfina Sanna e Gavino Doppiu, impegnati da tempo nelle interlocuzioni con l’azienda e le parti interessate, Eni Rewind e Consorzio. «Riteniamo inaccettabile e grave che nella stessa società ci siano lavoratori che non percepiscono lo stipendio da mesi, e altri dipendenti, per fortuna, regolarmente retribuiti», aggiungono, «il mancato pagamento degli stipendi, non rispettando gli impegni assunti, mette in difficoltà migliaia di lavoratori e le loro famiglie».

Su circa sessanta dipendenti Cim, distribuiti nei diversi cantieri produttivi dello stabilimento, 25 attendono le mensilità non corrisposte. Le trattative sono state avviate con il Consorzio Cmci che potrebbe assumersi la responsabilità in solido di retribuire i lavoratori. «È probabile che tutta l’attività in capo alla Cim venga spostata su un’altra azienda, ma questo non avverrà nell’immediato, pertanto ci sarà da gestire un periodo transitorio di qualche mese, anche attraverso un contratto ponte», così il sindaco Massimo Mulas ha spiegato ai lavoratori, a margine dell’incontro con il direttore dello stabilimento Eni, Andrea Tomasino. «Superato tale periodo, il Consorzio Cmci avrà bisogno di tempi utili per bandire un’altra gara – ha aggiunto Mulas - al fine di affidare le lavorazioni ad un’altra azienda, e assorbire la manodopera attraverso un contratto duraturo. Questo è stato detto nell’incontro con Eni che assicura sulle attività di manutenzione disponibili per i lavoratori, per questo auspico che si arrivi al più presto ad una soluzione favorevole per gli operai, privati dello stipendio da due mesi».

Tra i sindacati e i lavoratori c’è preoccupazione. «La committente Eni deve sapere che, per i sindacati e le Rsu, le aziende che non pagano regolarmente gli stipendi o che non applicano per intero il contratto nazionale e gli accordi di II livello non sono gradite», sottolineano i segretari Sanna e Doppiu, «e deve risolvere le situazioni, con un autorevole e immediato intervento al fine di dare risposte urgenti e concrete ai lavoratori inerenti, sul loro futuro nell’ottica della e per la salvaguardia dei livelli produttivi e occupazionali nello stabilimento del sito industriale di Porto Torres».

Le segreterie sindacali hanno avviato le azioni legali per il recupero delle retribuzioni. «Ma è opportuno sottolineare che, nostro malgrado - concludono i segretari Fsm-Cisl e Fiom-Cgil – ,non saremo in grado di gestire le tensioni che potrebbero verificarsi. Pertanto ognuno, per le proprie responsabilità, trovi immediata risoluzione all’annoso problema». 

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