Atti persecutori e lesioni contro una donna in gravidanza. Sono le accuse che hanno portato un trentunenne di Valledoria a finire a processo per fatti risalenti ad alcuni mesi del 2022. Secondo le imputazioni avrebbe vessato la compagna con frasi come «prima o poi te la faccio pagare» o «ti giuro che se non è mio io ti porto via qualcosa come tu stai portando via a me». Ma erano diversi gli episodi contestati avvenuti durante la difficile relazione, come averle tirato i capelli per costringerla a ritornare in casa e non farla uscire con le amiche, oppure, al termine del rapporto, buttandole via tutti gli effetti personali.

In un’occasione poi aveva inveito in pubblico contro la donna e, mentre questa si allontanava in auto, le aveva lanciato contro un’anguria. In un’altra aggrediva la parte offesa mentre era al bar, colpendola con un pugno e una gomitata all’addome causandole delle ferite mentre era in gravidanza.

La pm Maria Paola Asara ha chiesto oggi in discussione di riqualificare il reato di atti persecutori come molestie e minacce sollecitando la pena di un anno di reclusione. L’avvocato difensore Sergio Porcu ha rimarcato come il lancio dei vestiti fosse stato smentito dai testimoni e come la donna sarebbe comunque andata a trovare l’uomo, destinatario di una misura cautelare, nonostante le accuse che gli muoveva. La giudice Monia Adami ha condannato il trentunenne a un anno, derubricando gli atti persecutori in minacce e molestie.

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