«La notizia sul progetto di ARST da 140 milioni di euro per il collegamento ferroviario con l’aeroporto di Alghero, con treni a idrogeno, lascia aperti molti interrogativi e presenta notevoli rischi che alla scadenza, giugno 2026, si debbano restituire i soldi». È la posizione del segretario generale della Cisl sarda, Pier Luigi Ledda, e della segretaria generale della Fit, Claudia Camedda.

«Si tratta - spiegano i due sindacalisti - di treni ad idrogeno acquistati ad un costo notevole, pari a circa cinque volte quello di un treno ibrido e, considerato che sono dei prototipi, senza l’assoluta certezza che verranno omologati per quella data».

Ledda e Camedda esprimono «interrogativi e perplessità sul progetto nel suo complesso, a partire da quanto attiene all’impianto fotovoltaico e all’elettrolizzatore per la produzione dell’idrogeno. La preoccupazione riguarda la necessità di non compromettere le aree agricole, considerato come non è chiaro il loro dimensionamento per l’utilizzo operativo. E poi le criticità connesse allo stoccaggio e al trasporto dell’idrogeno eventualmente in surplus».

«È necessario - secondo Ledda e Camedda - muoversi all’interno di una programmazione e di investimenti che guardino alla complessità del sistema e della rete ferroviaria, che siano collocati nell’ambito di un coordinamento del servizio di trasporto pubblico, che siano parte di un progetto di rafforzamento del trasporto collettivo».

Il collegamento ferroviario con queste modalità conferma dunque le perplessità che a suo tempo Fit e Cisl avevano evidenziato, «compreso il fatto che per andare in aeroporto si dovrà cambiare treno a Mammuntanas con i bagagli appresso. Siamo evidentemente in presenza di una scelta fuori da ogni programmazione seria – la conclusione – mentre le risorse dovrebbero essere investite nell’ammodernamento della ferrovia Alghero Sassari Sorso rendendola un vero treno metropolitano con frequenze, sicurezza, velocità e comfort adeguati».

(Unioneonline/v.l.)

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