Una condanna e due assoluzioni per il reato di bancarotta ieri in tribunale a Sassari. Gli episodi contestati risalivano all'ottobre 2020 e, secondo le imputazioni, consistevano per due imputati nell'aver distratto, nel capoluogo turritano, i beni di una società fallita, smontando 30 motori refrigeranti dai rimorchi e mezzi stradali, del valore di oltre 100mila euro, cedendoli a un sassarese 51enne.

Quest'ultimo, difeso dall'avvocato Danilo Mattana, è stato condannato dal giudice Giancosimo Mura, a 2 anni e 8 mesi di reclusione, mentre l'altro, un 46enne sempre sassarese e assistito dal legale Marco Palmieri, è stato assolto perché il fatto non costituisce reato.

L'altra accusa, che riguardava una 48enne dell'Emilia-Romagna, era quella della domanda di ammissione di crediti simulati o distrazioni senza concorso con il fallito. Nell'aver aiutato cioè l'amministratore dell'azienda ad «affermare falsamente», così nell'imputazione, proprio nella domanda di ammissione al passivo, «di essere cessato nel 2018 dalla carica di amministratore della società (mentre in realtà ne manteneva il controllo di fatto) oggi in fallimento e di essere creditore» di importi che superavano i 380mila euro. La donna, difesa dagli avvocati Luca Sciaccaluga e Mauro Mocchi del Foro di Milano, è stata assolta perché il fatto non sussiste. Il pm era Mario Leo che, in sede di discussione, aveva chiesto la condanna per tutti gli imputati.

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