Costretto in carcere senza poterci stare. È il singolare caso di un ventiseienne sassarese, ieri condannato dal tribunale di Sassari a sei mesi per il danneggiamento di un tavolino e di una porta blindata a Bancali. «Vorrei capire», si domanda nel corso della discussione il suo avvocato Marco Palmieri, «come questa persona sia dichiarata incapace di intendere e di volere per i tribunali di Cagliari e Nuoro e a Sassari no».

Sono undici i processi pendenti contro il giovane, al momento ricoverato in un reparto psichiatrico di un carcere della penisola, di cui è stata accertata la “doppia diagnosi”, ovvero l'essere affetto sia da un disturbo mentale che da quello di un uso di sostanze. Il legale sostiene da tempo una lotta per tirare fuori il 26enne dalla prigione: «È del tutto incompatibile con una struttura carceraria».

L'avvocfato Marco Palmieri
L'avvocfato Marco Palmieri
L'avvocfato Marco Palmieri

Una battaglia arrivata fino alla corte europea dei diritti dell’uomo per impedire che finisca di nuovo dietro le sbarre e che lo stesso Palmieri paga di tasca sua. «Dovrebbe stare in un luogo», afferma, «in cui si cura chi ha una doppia diagnosi. Ma quando mando le Pec a queste comunità per farlo ospitare, non mi rispondono». Come se il giovane, visti i suoi problemi, non fosse gradito. «Così però si trascura un'emergenza sociale. Le persone con doppia diagnosi aumenteranno in modo esponenziale». E affollano già adesso tribunali e carceri creando una miscela esplosiva, per se stessi e per gli altri.

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