«I nuovi parlamentari sardi dichiarino lo stato di emergenza della sanità. La situazione è insostenibile, i livelli di assistenza stanno crollando». Gavino Mariotti è rettore dell’Università di Sassari e parla a ragion veduta. L’Ateneo turritano partecipa alla tutela della salute pubblica attraverso l’Azienda ospedaliero universitaria, anch’essa reduce dal ciclone della pandemia. «Un periodo terribile, durante il quale abbiamo dovuto chiudere reparti per potenziare le strutture destinate ai malati di Covid-19. Adesso, siamo fuori dalla crisi, nonostante il virus continui a circolare».

Mariotti sta trascorrendo qualche giorno di vacanza. Dopo un breve soggiorno a Golfo Aranci («la casa è intestata a mia moglie», tiene a sottolineare), adesso è la volta di Alghero, questa volta in un’abitazione di sua proprietà. Periodo di riposo per modo di dire, il telefono squilla di continuo e quando non lo fa, è perché una zona della casa non è coperta dal segnale.

Rettore, quali sono le colpe, se ce ne sono, dell’assessore Nieddu?

«Intanto non dimentichiamo mai la forza devastante della pandemia. Ha stravolto i nostri ospedali, ci ha costretto a spostare medici per fronteggiare l’emergenza, ci ha impedito di assistere i pazienti affetti da altre patologie. Una situazione mai vista».

Quindi?

«Quindi Nieddu non ha colpe, mi sento di assolverlo. Il Covid-19 ha stravolto i termini della questione».

Ora, però, la pandemia ha mollato la presa, gli ospedali non sono più sotto pressione.

«Infatti il prossimo assessore sarà sottoposto a giudizio».

Prossimo assessore?

«Beh, dovremo andare a votare per le Regionali nel 2024, forse avremo un altro assessore».

Potremmo averlo anche prima in caso di sostituzione.

«Potremmo, ma di questo non so niente».

Saprà della necessità di rivedere l’organizzazione sanitaria.

«Sì, su questo ho le idee chiare. Due hub ospedalieri di secondo livello, Brotzu a Cagliari e Aou a Sassari, più altre strutture con compiti specifici e limitati. Inutile avere tanti piccoli ospedali generalisti, dobbiamo uscire dalla logica di avere tutto e dappertutto».

Quindi, chiudere ospedali minori come Ozieri, Tempio, Lanusei?

«Calma. In passato abbiamo aperto troppo, adesso rischiamo di cadere nell’errore opposto e chiudere troppo. C’è una via di mezzo».

E sarebbe?

«Vediamo che risorse finanziarie abbiamo. D’accordo, sulla sanità il fattore economico non è il principale ma bisogna tenerne conto. Così come bisogna considerare il volume di attività. Ha poco senso tenere aperto un punto nascita per dieci mamme all’anno».

E le donne di La Maddalena e Lanusei, gli esempi non sono a caso, che dovrebbero fare?

«La medicina è progredita. Esistono elicotteri e ambulanze medicalizzate, gli specialisti si possono spostare. Ripeto, non si può avere tutto dappertutto. La parola “chiudere” applicata agli ospedali è obsoleta. Semmai bisogna ridisegnare il sistema. Faccio un esempio, lo Zonchello di Nuoro. Era una struttura di pneumologia di alto livello che è stata fatta andare in malora per motivi che non conosco. Un grave errore».

Adesso l’emergenza principale è la mancanza di medici.

«Colpa di una legge nazionale sbagliata, quella del numero programmato. Poi paghiamo la nostra insularità. Chi viene dal continente per specializzarsi, poi non resta. Inoltre, i nostri specializzandi preferiscono scegliere i due Hub, piuttosto che ospedali periferici. Questo ha una logica, preferiscono strutture di alta professionalità per completare la propria formazione».

Insomma, come se ne viene fuori?

«Serve una regia regionale, che dica quali sono le esigenze e le risorse. Per esempio, se la mia Università deve bandire un concorso, deve essere indirizzata su settori dove c’è più necessità».

Dovrebbe essere compito dell’assessore.

«Dell’assessore e del governatore».

Qualche altro consiglio?

«Siamo indietro nell’innovazione tecnologica. Uniss ha ottenuto 30 milioni dai fondi Pnrr per la telemedicina. Una novità di grande rilievo, con la quale si potranno assistere pazienti ordinari a distanza, evitando code in ospedale e trasferimenti. In tutti i reparti dell’Aou Sassari ci sarà un ambulatorio, dotato di schermo, attivo 12 ore al giorno. Prevediamo di abbattere le liste d’attesa del 40 per cento».

Servirà una rete telematica efficiente.

«Infatti, grazie alla disponibilità della Regione, potremo accedere gratuitamente alla rete “Kentos”».

Cosa c’è di vero nel fatto che Uniss voglia soppiantare il Gemelli di Roma al Mater Olbia?

«Niente. Otto mesi fa mi hanno chiamato Aldo Carta, presidente del Consorzio universitario di Olbia, e Luigi Rispo, rappresentante di Qatar Foundation. Mi hanno chiesto di fare attività di ricerca al Mater Olbia e io ho dato disponibilità. Quando il territorio chiama, l’Università risponde. Non abbiamo alcuna intenzione di usurpare niente».

È vero che Solinas le ha offerto di candidarsi alle Politiche?

«Le cose sono andate così. Il governatore mi ha detto che un rettore avrebbe potuto contribuire con profitto a una squadra di parlamentari».

E lei?

«Ho risposto che un anno e mezzo fa ho assunto il ruolo di rettore, che ho un dovere da compiere verso l’Università e che quindi intendo concludere il settennato».

A proposito, qual è lo stato di salute dell’Ateneo turritano?

«Ottimo. Siamo secondi nella classifica Censis delle università medie, il nostro Ateneo non è più baronale ma aperto alla città e al territorio, abbiamo chiuso un bilancio da 147 milioni, mai accaduto prima, abbiamo investito in tecnologia, risorse umane e benessere degli studenti, entro un anno e mezzo avvieremo cantieri per 100 milioni, fra cui il rifacimento di piazza Università, dell’ex Monopoli di Stato e dell’ex Istituto dei ciechi. Devo continuare»?

Basta così, grazie, la lascio ai bagni di sole e di mare.

Ivan Paone

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