«Ho avvertito un senso d'odio». Così Alberto Picci, stamattina in aula d'assise a Sassari, riferisce lo stato d'animo precedente all'aggressione compiuta contro i genitori, a fine aprile 2022 nella casa familiare di Santa Maria Coghinas. Sparando alle 4.30 del mattino l'asta della fiocina contro la gola del padre Giuseppe per poi piantargli un coltello da cucina sulla guancia, mentre la madre, Maria Giovanna Drago, verrà colpita con una lama multiuso.

«Ho sempre avuto ottimi rapporti con loro ma ho sentito un impulso grave dentro di me perché non ho più l'integrità», dichiara facendo riferimento a un articolo dell'Unione Europea.

Il 49enne si trova a processo per omicidio volontario in seguito alla morte del padre, il 2 gennaio 2023, dopo mesi di ricovero. Un decesso che i consulenti del pubblico ministero  Angelo Beccu, la dottoressa Valentina Piredda e l'anatomopatologo Francesco Serra, ritengono correlato all'evento traumatico e con la concausa di alcuni problemi cardiaci di Giuseppe Picci.

L'imputato racconta in seguito che aveva sospeso al tempo l'assunzione di uno psicofarmaco prescrittogli da uno psichiatra. «Ho perso l'autocontrollo - afferma lui, già condannato per il tentato omicidio dei genitori a 12 anni - e appena sono ritornato in me ho chiamato il 112».

L'avvocato difensore Claudio Mastandrea ha chiesto una nuova perizia psichiatrica e medica per il suo assistito, istanza rigettata dalla corte presieduta da Massimo Zaniboni, a latere Valentina Nuvoli. È stata invece disposta l'audizione per la prossima settimana della psichiatra che fece il primo esame.

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