Indennizzato per un milione di euro dopo un grave incidente, ne affida all'amico 717mila per operazioni finanziarie varie dal 2015 al 2016. Ma era consapevole di quanto faceva oppure, come sostiene l'accusa di un processo arrivato oggi alle battute finali in tribunale a Sassari, l'altro, il sodali,  ha compiuto ai suoi danni la più classica delle circonvenzioni d'incapace? Tra bonifici, assegni, versamenti per società amministrate dall'imputato ultra 60enne a Porto Torres a favore della parte offesa, di 48 anni, un patrimonio vola via. E la vittima decide di fare causa, assistita dall'avvocato Carlo Angioy, ritenendosi raggirata.

D'altra parte l'uomo, secondo il capo d'imputazione, soffrirebbe di "un disturbo dell'adattamento con ansia e della personalità con caratteristiche evidenti e dipendenti". E una perizia eseguita durante il dibattimento ne ha diagnosticato "una deficienza psichica".

Oggi in discussione, davanti alla giudice Silvia Masala, la pm Ilaria Achenza ha sollecitato il non luogo a procedere perché il reato è prescritto e, in ogni caso, per lei si tratterebbe di appropriazione indebita. Il legale di parte civile ha invece chiesto la condanna, definendo “devastante” l’esperienza vissuta dal suo cliente, e un risarcimento danni da 500mila euro mentre il difensore, l'avvocato Carlo Manca, per quanto ribadendo il fattore della prescrizione del reato, ha argomentato anche in un altro senso. Affermando che non è stato dimostrato l’elemento della induzione e che la parte offesa avrebbe sempre acconsentito alle operazioni dell’altro, al quale avrebbe pure donato 200mila euro perché gli era stato vicino nei momenti di difficoltà. Oltretutto si era dimostrato anche entusiasta degli investimenti dell’ultra 60enne anche se questi, nella vita, non svolge certo la professione di promoter finanziario o sembrerebbe esperto della materia.

La giudice ha rinviato a febbraio per le repliche e la sentenza.  

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