Luci sulla Roccia dell'Elefante: illuminato il simbolo di Castelsardo
L’assessore Speziga: «Da anni avvolta nel buio totale: diamo visibilità a una delle bellezze della natura»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Luci sulla Roccia dell’Elefante, il grosso masso trachitico divenuto uno dei simboli della città di Castelsardo, illuminato dopo anni di oscurità. Da sabato 4 gennaio si veste di nuova luce.
«Da anni avvolta nel buio totale, con la nuova illuminazione si vuole restituire la visione ad una delle bellezze della natura», ha commentato l’assessore ai Beni Archeologici Christian Speziga. «Per questo si è voluto puntare su un’illuminazione prevalentemente localizzata e poco invadente. Grazie a questo intervento la Roccia dell’Elefante restituirà pienamente il suo fascino a tutti coloro che frequentano la zona dopo il tramonto- aggiunge -. Mai come in questo caso accendere la luce vuol dire avviare una vera e propria ripartenza».
L’ipogeo, che si trova al di fuori della carreggiata della strada statale 134 direzione Sedini, è inserita tra i 32 siti protostorici , nuragici presenti in Sardegna che viene proposto alla candidatura Unesco. La Roccia dell’Elefante si trova precisamente nella località Multeddu, al km 4,3 della SS 134 che collega Castelsardo a Sedini, un enorme masso di trachite e andesite. In un passato molto lontano, il masso faceva parte del complesso roccioso di monte Castellazzu, dal quale un giorno si staccò rotolando fino a valle posizionandosi proprio dove si trova oggi, dove per anni è stato modellato fino ad assumere la forma animalesca. Al suo interno, custodisce due Domus de Janas, scavate su livelli differenti, probabilmente tra il 3200-2800 a.C. che raccontano con tracce tangibili, la vita dei sardi nell’era preistorica del Neolitico. Questo ipogeo comprende oggi quattro piccoli vani, in origine preceduti da un breve dromos (corridoio) in parte coperto e in parte a cielo aperto. La domus è arricchita con decorazioni in bassorilievo su alcune pareti interne, raffiguranti le corna taurine, una rappresentazione della divinità del Dio Toro. La roccia dell’elefante veniva chiamata Sa Pedra Pertunta, il suo nome originario in lingua sarda, riscontrabile che si traduce letteralmente in “la pietra traforata”.
«L’area del monumento nei prossimi mesi sarà interessata dal lavori da parte di Anas, con la rettifica del tratto stradale antistante l’area archeologica, interventi del comune di Castelsardo e della Rete Metropolitana del Nord – Ovest finalizzati alla conservazione e valorizzazione», spiega Speziga. «Voglio ringraziare Piero Satta titolare dell’azienda Energia Clima che realizzato l’impianto illuminotecnico del monumento archeologico».