Nessuna diffamazione né denigrazione ai danni del cardinale Angelo Becciu nell'inchiesta giornalistica de L'Espresso, a firma di Massimiliano Coccia, sull'utilizzo dei fondi del Vaticano e sulle dimissioni del porporato.

Lo ha deciso il Tribunale civile di Sassari con una sentenza emessa dalla giudice Marta Guadalupi. 

Respinta dunque la richiesta di risarcimento danni, per 10 milioni di euro, presentata dallo stesso Becciu e che, se ottenuta, sarebbe andata in beneficenza.

Il cardinale di Pattada, 74 anni, è stato invece condannato al pagamento delle spese processuali, quantificate in 40mila euro, in favore del gruppo editoriale Gedi e dei tre giornalisti citati in giudizio: Massimiliano Coccia, la caporedattrice Angiola Codacci Pisanelli e l'allora direttore Marco Damilano.

Becciu chiedeva anche che fossero rimossi dai siti web gli articoli "diffamatori", e che fosse inibita la pubblicazione di ulteriori servizi sull'argomento.

Nella richiesta, il legale del cardinale, Natale Callipari, specificava che il risarcimento sarebbe stato devoluto «alle opere di carità». Secondo la giudice, che ha accolto le tesi difensive degli avvocati Virginia Ripa di Meana ed Elisa Carucci, «l'interpretazione dei fatti offerta dagli articoli in questione deve ritenersi del tutto lecita nell'ambito dell'esercizio di critica, seppur indubbiamente espressa in modo duro, aspro e polemico (ma mai contumelioso), direttamente proporzionale al ruolo di altissimo livello ricoperto dell'attore». E ancora, si legge nella sentenza, «pretendere la censura a priori del giornalismo esplicato mediante la denuncia di sospetti di illeciti, significherebbe degradare, fino ad annullarlo, il concetto stesso di giornalismo di inchiesta e di denuncia».

(Unioneonline/D)

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